
Nordcorea, l’Onu denuncia boom di esecuzioni e pena di morte per chi vede film stranieri
Dal nostro corrispondente
NEW DELHI – L’Alto commissariato dell’Onu per i Diritti umani ha pubblicato venerdì 12 settembre un rapporto che documenta come gli ultimi 10 anni abbiano registrato un arretramento forte e su molteplici fronti delle libertà individuali in Corea del Nord. In particolare si è assistito a un inasprimento delle sanzioni, compresa la pena di morte, per coloro che consumano o disseminano informazioni, musica o film provenienti da Paesi considerati «ostili». Rispetto al passato c’è stato un intensificarsi della repressione, sia mediante perquisizioni e ispezioni di computer, radio e televisori alla ricerca di materiali «anti-socialisti», sia grazie ai più avanzati sistemi di sorveglianza. Nonostante il governo organizzi a scopo di deterrenza processi ed esecuzioni pubbliche, secondo il rapporto Onu la popolazione continua a consumare contenuti proibiti.
Sul fronte della giustizia i processi continuano a essere brevi e dall’esito scontato, spesso in virtù di confessioni estorte con la forza. Dal 2015 a oggi il ricorso alla pena di morte è «significativamente aumentato», ma non tutti i prigionieri fanno in tempo ad arrivare davanti al plotone di esecuzione. I testimoni citati nel rapporto hanno spiegato di avere assistito alla morte di numerosi detenuti a causa di torture, maltrattamenti, mancanza di cure mediche, denutrizione, lavori forzati e suicidi. Nei campi dove vengono detenuti i prigionieri politici le condizioni sono, se possibile, ancora peggiori per via delle esecuzioni sommarie e dei decessi per malnutrizione. Tutelare i propri diritti di imputato solitamente implica il pagamento di una tangente.
Sul fronte del lavoro, le caute aperture degli anni passati – quando il governo tollerava l’esistenza di mercati privati – stanno progressivamente venendo meno: gli orari sono stati ridotti e l’ottenimento delle licenze si è fatto più complesso. In compenso il ricorso ai lavori forzati è stato di fatto istituzionalizzato, non di rado con il ricorso a migliaia di orfani e bambini di strada per svolgere mansioni pericolose, in particolare nelle miniere. I tassi di malnutrizione tra i più giovani sono elevati e le attività di indottrinamento intense, dato che il sistema educativo – tecnicamente obbligatorio e gratuito, ma non alla portata di chi non può pagarsi libri e quaderni – è focalizzato in maniera sempre più ossessiva sull’ideologia politica.
Rispetto a dieci anni fa, gli autori del rapporto hanno registrato anche una minore libertà di movimento, non solo verso il mondo esterno – attività un tempo vietata, ma in una certa misura tollerata – ma anche tra le province.
Fonte: Il Sole 24 Ore