
Norvegia e Svezia, due modelli opposti nella guerra alla droga: la prima punta sull’inclusione, la seconda fa i conti con le bande armate
Le due Oslo: giovani in cerca di futuro, anziani segnati dalla dipendenza
La capitale è divisa in due scene. A nord, nei pressi del quartiere Vaterland, si concentrano i giovani: maschi sotto i 30 anni che usano e vendono cannabis. A sud, nella zona di Storgata, si trovano invece consumatori più anziani, spesso tossicodipendenti cronici legati all’eroina e agli oppiacei sintetici.
Gli operatori raccontano che qui si può ancora intervenire: «Chi è caduto nella dipendenza ha bisogno di un accompagnamento terapeutico, mentre chi è solo a rischio può ancora essere salvato – spiega Erdal –. E l’aiuto deve essere sempre raggiungibile, concreto, presente nella vita quotidiana delle persone».
Il caso svedese: escalation di violenza e risposte tardive
Pochi chilometri più a est, il panorama cambia drasticamente. In Svezia, e in parte anche in Danimarca, i tassi di criminalità legati al traffico di droga sono in netto aumento. Sparatorie, omicidi, reclutamento giovanile. A Uppsala, l’epicentro della crisi attuale, si spara anche in pieno giorno. Le bande si contendono il territorio, i social media amplificano il senso di impunità e il disagio sociale si trasforma in rabbia.
Il governo danese ha reagito con un piano di sicurezza da milioni di corone e pattuglie speciali per intercettare le bande digitali. La Svezia è corsa ai ripari rafforzando i controlli alle frontiere, mentre in Norvegia cresce la preoccupazione per il possibile “contagio” criminale.
Secondo i dati della polizia di Oslo, la delinquenza giovanile complessiva è in calo, ma i reati gravi sono in crescita. «Alcuni atti violenti tra adolescenti – spiegano le autorità – sono collegati al narcotraffico o al desiderio di emulazione». Come avverte Sundsbø: «Se i giovani sentono che gli altri portano un coltello per difendersi, finiranno per fare lo stesso. Basta un attimo perché nasca una tragedia».
Fonte: Il Sole 24 Ore