Norvegia, la destra avanza ma vincono ancora i laburisti

Norvegia, la destra avanza ma vincono ancora i laburisti

OSLO – Pronostici rispettati in Norvegia, almeno stando ai primi risultati diffusi subito dopo la chiusura delle urne, alle 21. I Laburisti, già alla guida di un governo di minoranza, sono il partito più votato, con il 27,8% dei voti e insieme agli altri partiti di centrosinistra e di sinistra potrebbero ottenere 88 seggi sui 169 dello Storting, il Parlamento norvegese. Ma dietro di loro avanza, anche più di quanto le previsioni facessero prevedere, Il Partito del progresso, la declinazione norvegese dell’ondata populista di destra che attraversa l’Europa, attestati addirittura al 23,9%, con un balzo di oltre 12 punti sulle elezioni precedenti. Male invece i Conservatori dell’ex premier Erna Solberg, che con il 14,6% dei voti andrebbero incontro, come nelle attese, a una delle peggiori sconfitte del dopoguerra. Insieme dunque, nonostante la performance dei populisti, i quattro partiti di centrodestra otterrebbero 81 seggi.

Non si tratta, è bene precisarlo, di exit poll, ma di veri e propri conteggi, che riguardano il voto anticipato, quello che si è tenuto nei giorni precedenti all’Election Day. Vale a dire quasi due milioni di elettori su quattro aventi diritto. L’emittente pubblica NRK li ha poi incrociati con una proiezione che tiene conto anche dei voti di giornata, non necessariamente in linea con quelli dei giorni precedenti.

La campagna è stata dominata dai temi economici e fiscali, dal costo della vita all’abolizione di una controversa tassa patrimoniale, cavallo di battaglia dei populisti. Visto il sostegno garantito ancora ai Laburisti, tuttavia, hanno certamente pesato anche i timori legati alle incertezze geopolitiche, dalla minaccia russa al protezionismo trumpiano, temi sui quali figure di esperienza come il premier, Jonas Gahr Støre, e il ministro delle Finanze ed ex segretario Nato Jens Stoltenberg offrono indubbie garanzie.

«Le spese e la vita di tutti i giorni sono stati un tema chiave – aveva del resto commentatoal seggio il primo ministro 65 enne -, ma naturalmente anche tutto ciò che circonda la Norvegia: la guerra in Ucraina, il Medio Oriente, garantire una politica estera affidabile».

Fonte: Il Sole 24 Ore