
nostalgia e crisi dopo la vittoria sull’Estonia
Dove è finita la magia? Non vi capita mai di pensare a cosa diavolo sia successo al calcio italiano? Non vi capita, anche dopo questa basica vittoria sull’Estonia (1-3), che non basta neppure a garantirci un secondo posto per i playoff (domani a Udine con Israele dobbiamo almeno pareggiare), di ricordare con una certa nostalgia com’era bello e appassionante seguire le partite della Nazionale azzurra?
D’accordo, non sempre si conquistava un Mondiale come in Spagna nel 1982 (Paolo Rossi capocannoniere e il presidente Sandro Pertini che esulta in tribuna) o come nel 2006 con Del Piero e Grosso che ci fanno volare sopra il cielo di Berlino. Certo, lo sappiamo, ci sono stati anche momenti meno gloriosi, con qualche eliminazione di troppo (come con le due Coree: nel 1966 con quella del Nord, nel 2002 con quella del Sud), però anche nei momenti più bassi non abbiamo mai perso fiducia. E dopo, finita la delusione e tirato qualche pomodoro, tutto tornava alla normalità. E aspettavamo tranquilli il prossimo Mondiale per ritrovarci con gli amici davanti al televisore di casa o al maxischermo in una piazza gremita a tifare per l’Italia. Era bello: ogni quattro anni, c’era questo appuntamento, un rituale fisso che aggregava perfino chi di calcio non capiva nulla, perché trasmetteva allegria, comunanza, la sensazione di potercela fare tutti assieme. Insomma, il lato più bello del calcio.
E non solo i maschi, con le birra e la frittatona di cipolle di fantozziana memoria. Ma anche le mogli, le amiche, le madri che, per quasi un mese, facendo finta di accontentarci, alla fine si divertivano pure loro.
Dodici anni di assenza
Ma adesso? Che strazio! Adesso per tornare al Mondiale dopo 12 anni di assenza, se tutto va bene, dovremo affrontare ancora la lotteria degli spareggi, parola oltremodo sinistra perché l’Italia ha già perso gli ultimi due spareggi mondiali e non ha partecipato né a Russia 2018 né a Qatar 2022.
Fa male dirlo, ma l’ultima volta dell’Italia a un Mondiale risale al 2014 in Brasile dove, per giunta, siamo stati eliminati al primo turno. Allora due sospetti non fanno una prova, ma tre invece sì. Se perdiamo anche questo giro di giostra, la prova sarebbe acclarata: che cioè siamo diventati delle pippe, o comunque declassati. Possiamo aggrapparci a tutti gli alibi, dire che questi gironi sono delle trappole, che vengono penalizzate le squadre europee, che la Norvegia stravince con Israele perchè davanti ha un Haaland devastante. Ma sono alibi, penose bugie, povere scuse. L’ultima volta, va ricordato, ci ha eliminati la Macedonia del Nord. Con tutto il rispetto per i macedoni, non è che parliamo del City di Guardiola o del Paris St Germain di Luis Enrique, un altro fenomeno che non ci ha pensato due volte a liberarsi di Donnarumma dopo che, con le sue parate, gli ha salvato la Champions.
Fonte: Il Sole 24 Ore