
Novo Nordisk affronta la dura concorrenza nelle cure anti obesità
La riforma
Le quali, peraltro, hanno subito un altro impatto negativo. Il Presidente Usa ha annunciato la riforma sul comparto del pharma per, poi, renderla operativa – attraverso un Ordine esecutivo – il 12 maggio. Negli Usa – va rimarcato – le medicine costano ben di più che in altri Stati avanzati. A fronte ciò, la Casa Bianca ha rispolverato il cosiddetto “prezzo della nazione più favorita”. Detto diversamente: i prezzi dei farmaci in America dovrebbero allinearsi a quelli più bassi di altri Paesi sviluppati. A ben vedere, si tratterrebbe di un contesto – favorito dalla stessa lobby del pharma Usa – in cui i produttori statunitensi, quali Eli Lilly, non dovrebbero affrontare grandi difficoltà. Più complessa, invece la posizione degli esportatori europei (compresa Novo Nordisk). In generale, comunque, un po’ tutti i titoli del comparto hanno sofferto in Borsa. Il motivo? Perché, nonostante la riforma dovrà superare molti ostacoli, anche processuali, per essere realmente applicata, si aprono scenari inesplorati che creano incertezza sul settore.
Il conto economico
Fin qui alcune indicazioni riguardo la dinamica di Borsa e i suoi perché. Ma quale l’andamento del conto economico di Novo Nordisk? Secondo il terminale Bloomberg, il trend nell’ultimo decennio è stato di espansione. Nel 2015 i ricavi rettificati del gruppo erano stati di 14,5 miliardi di euro (cambio al 24/6/2025). Poi hanno superato i 23 miliardi nel 2022 e sono arrivati a 38,9 miliardi nel 2024. Simile la dinamica dell’Ebitda. Il Margine operativo lordo era stato di 6,6 miliardi dieci anni fa. Successivamente è arrivato a 8,7 miliardi nel 2021, per assestarsi a 21,18 miliardi lo scorso esercizio. La redditività netta, sempre rettificata, dal canto suo è passata da 4,4 miliardi (2015) a 14,6 miliardi del 2024. Infine, la marginalità adjusted: il rapporto tra Mol e ricavi era del 46% a inizio dell’ultimo decennio e lo scorso esercizio si è fermata al 54,4%. In conclusione: il business è in crescita e- tra il 2023 e 2024- c’è stata un’accelerazione proprio alle cure anti-obesità. Si tratta di un trend confermato nel 2025? Nel primo trimestre dell’anno, l’azienda ha registrato un aumento delle vendite del 19% su base annua (+18% a tassi di cambio costanti). L’utile operativo è cresciuto, a livello reported, del 22% mentre l’utile netto è in rialzo del 14%. In linea di massima sia il fatturato che la redditività hanno battuto le stime di consensus. Ciononostante, il titolo ha reagito male in Borsa. Le motivazioni? La revisione al ribasso dell’outolook sul 2025. Le vendite – a cambi costanti – sono attese in aumento tra 13 e 21% (in precedenza la forchetta era tra 16 e 24%). L’Operating profit invece – sempre a valute costanti – dovrebbe salire tra il 16 e 24%, rispetto all’ indicazione antecedente che parlava dell’incremento compreso tra 19 e 27%. Il ridimensionamento, a ben vedere, è proprio l’effetto del problema legato al tema delle medicine “coumpound” la cui dimensione- ha indicato la stessa azienda- ha colto di sorpresa Novo Nordisk.
Quotazioni e multipli
Tutto difficile come scalare una montagna, quindi? In realtà -è l’indicazione di alcuni esperti – l’appeal del gruppo potrebbe risiedere proprio nel fatto che il titolo sia scivolato così tanto. Sia ben chiaro, non c’è alcuna indicazione operativa. Da un lato, il risparmiatore fai-da-te ha l’obbligo di approcciare simili titoli sempre con molta prudenza, considerando la sua propensione al rischio; dall’altro, è necessario sempre tenere a mente che -in Borsa – la prima domanda da porsi è quanto si è disposti a perdere e non quanto si vuole guadagnare. Ciò detto, secondo Seeking Alpha, il titolo non pare così caro. Il rapporto tra Prezzo ed utile non GAAP sul 2025 è di 16,5 volte a fronte della mediana del settore di confronto che è di 17,7. Lo stesso PEG non GAAP forward (3-5 anni) si assestata a quota 1,14. Numero da paragonarsi con l’1,83 del settore di confronto. Inferiore, infine, anche l’Enterprise value in rapporto all’utile operativo sul 2025. In linea con la concorrenza, invece, l’ “Enterprise value to Ebitda”.
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Fonte: Il Sole 24 Ore