
Nuova scena in Maremma con il design contemporaneo da La Roqqa
Tra i fattori di successo di un hotel, il design ha un ruolo sempre più rilevante per la sua capacità nel creare atmosfera e comodità. Ma bisogna che sia vero design. A parte qualche rara eccezione, astenersi improvvisati convinti del proprio buon gusto e della propria passione per l’interior design. Un hotel non è una casa, ma un luogo pubblico con esigenze specifiche. L’allusione alla casa riguarda l’atmosfera e il servizio meno ingessati. Mentre il progetto, nella sua straordinaria complessità, deve essere affidato a chi ha digerito le lectio magistralis di Borromini, Frank Lloyd Wright, Carlo Scarpa, Gio Ponti, visto e rivisto i pezzi della Secessione viennese, toccato con mano materiali contemporanei, “abitato” nei cantieri. E ciononostante, quando il disegno Cad diventa realtà ci sono ancora mille dettagli e contingenze da risolvere in modo coerente. Come spiegano gli architetti Antonio Palomba e Ludovica Serafini: «Ci vuole sempre un certo effetto scenografico sia per il concetto di abitare sia per quello di hospitality, che per noi è la stessa cosa. La buona architettura è quella che ti abbraccia, nella quale ti senti bene».
Progetto ambizioso e rivoluzionario
Lo studio milanese si è fatto conoscere nel settore alberghiero con Palazzo Daniele, un progetto intellettuale e un po’ segreto in Salento, ma ha conquistato la scena con La Roqqa, un hotel molto ambizioso e rivoluzionario anche per il luogo in cui si trova: all’Argentario dove, a parte Il Pellicano, ci sono soprattutto piccoli alberghi e pensioni. Lo stesso La Roqqa era un vecchio hotel di Porto Ercole, dove si festeggiavano matrimoni, battesimi, comunioni, finché è stato comprato dalla famiglia svedese Jonsson che lo ha ristrutturato e inaugurato nel 2023 come cinque stelle lusso di design. Osiamo: un manifesto del miglior design contemporaneo. Una scelta radicale e minimalista, e anche se a tratti può sembrare una mostra di pezzi iconici – Flor, Driade, B&B Italia, Cappellini eccetera eccetera– , si capisce che è un progetto studiato per accogliere e non per esibire il gusto degli architetti o dei proprietari. Sarà quella scala bianca affusolata su sé stessa, sarà la luce, saranno quegli angoli dove sedersi a leggere bellissimi libri d’arte, ma l’impatto è di un posto nuovo, diverso dagli hotel copia incolla che continuano ad aprire in Italia e nel mondo.
E non ci sono spazi trascurati. Anche nei percorsi verso le camere non si ha mai la sensazione desolante di molti luoghi di passaggio. Le camere sono cinquanta, white box da riempire con i propri oggetti di viaggio, dove sono state adottate scelte etiche: acqua filtrata da bere, prodotti italiani nel minibar e in bagno, tote bag in tela di cotone. I colori sono soprattutto all’esterno e richiamano quelli della Maremma: rosso mattone come la terra, blu come il mare all’orizzonte, verde come la natura selvaggia.
Si alternano e si mescolano sulla terrazza all’ultimo piano, il luogo più mondano dell’hotel, con il ristorante e il bar. Piatto forte dello chef marchigiano Francesco Ferretti è lo spaghetto agli otto pomodori, e dice l’intenzione del menù: semplicità con molta ricerca dietro le quinte. Anche le polpette al sugo con il pane per fare la scarpetta ribadiscono la scelta di Ferretti che si dichiara con il suo Convivio, una formula di aperitivo social che diventa cena con piatti da condividere.
In cantiere
Davanti all’hotel c’è una Cinquecento per farsi accompagnare nei dintorni, e a chiamata arriva la navetta per il beach club Isolotto, in una baia deliziosa protetta dal verde, con qualche ombrellone anche per chi non dorme in hotel. Per andare oltre c’è una barca che in un’oretta arriva al Giglio o in altri lidi appartati.
Fonte: Il Sole 24 Ore