Nuove liti fiscali -10%: verso i livelli 2016. Un ricorso su due per tributi locali

Nuove liti fiscali -10%: verso i livelli 2016. Un ricorso su due per tributi locali

La promessa della delega

Se è vero che la litigiosità resta storicamente elevata, c’è da chiedersi cosa alimenta i ricorsi dei contribuenti. Quantità e qualità degli accertamenti fiscali, efficacia dell’attività di contrasto all’evasione, volontà di usare il processo in chiave dilatoria per tardare il momento del pagamento delle imposte: sono spiegazioni possibili, che però non vengono misurate dalle statistiche. Guardando avanti, la riforma fiscale non rafforza gli istituti deflattivi.

La promessa sembra piuttosto quella di cambiare in meglio il rapporto Fisco-contribuente, così da anticipare ed evitare un possibile contenzioso. Si pensi al sempre maggior utilizzo delle lettere di compliance, all’adempimento collaborativo esteso a un numero crescente di imprese e al concordato preventivo biennale. Anzi, secondo quanto dichiarato a marzo dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, l’effetto del nuovo rapporto ex ante con il Fisco si è visto già nella riduzione dei ricorsi nei primi mesi del 2025.

Inoltre, la proroga al 29 agosto 2026 del termine entro cui attuare la delega fiscale potrà consentire al Governo di intervenire anche sulla macchina della giustizia, per uniformare l’ordinamento, lo stato giuridico e il ruolo dei magistrati tributari a quello dei colleghi “ordinari”.

Sul territorio

Nel 2025 il 49,3% dei nuovi ricorsi riguarda i tributi locali. Tra le imposte contese spiccano l’Imu e la Tari, probabilmente anche alla luce delle campagne anti-furbetti avviate da alcuni amministratori locali.Una conferma indiretta arriva dalla Corte dei conti (delibera 14/2025), secondo cui «le entrate tributarie dei Comuni sono rimaste stabili tra il 2022 e il 2023, ma nel 2024 hanno registrato un incremento, grazie soprattutto a una maggiore riscossione dell’Imu e della Tari». È ragionevole aspettarsi che una stretta sulla riscossione possa aver portato, oltre ai maggiori incassi, un aumento delle liti.

Tra le altre imposte per numero di ricorsi seguono l’Irpef (14,6%), l’Iva (7,8%) e l’Ires (3,8%). Cala il contenzioso sull’Irap che in valore assoluto è dimezzato rispetto al 2019.La distribuzione dei ricorsi sul territorio fotografa in qualche caso le specificità dell’economia. In Lombardia c’è il 17,3% delle cause sull’Ires, trainato dal maggior numero di società di capitali che hanno sede nella regione. L’attività portuale di Genova e Napoli spiega probabilmente perché queste due regioni sono al terzo e secondo posto per diffusione delle liti sui tributi doganali.

Fonte: Il Sole 24 Ore