
Odio razziale contro Liliana Segre, condannata la scrittrice Cecilia Parodi
«Odio tutti gli ebrei, odio tutti gli israeliani, dal primo all’ultimo, odio tutti quelli che li difendono». Questa frase, unita ad altre espressioni antisemite pronunciate nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre, è costata alla scrittrice e attivista Cecilia Parodi la condanna, decisa dal giudice di Milano Luca Milani a un anno e sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena per diffamazione aggravata e propaganda alla discriminazione etnica e religiosa.
Il processo, con forma abbreviata, aveva preso le mosse da una denuncia della senatrice sopravvissuta alla Shoah per un video pubblicato su Instagram e circolato nel web, dove Parodi affermava «odio tutti gli ebrei, odio tutti gli israeliani, dal primo all’ultimo, odio tutti quelli che li difendono» e altri commenti antisemiti. «Vi odio perché mi avete rovinato la vita, la fiducia, la speranza», diceva nel video Parodi. «Non basterebbe piazzale Loreto, servirebbe piazzale Tienanmen. Giuro che sarà in prima fila a sputarvi addosso», aggiungeva ancora. Nel condannarla il Gup ha accolto pienamente la richiesta del pubblico ministero di Milano, Leonardo Lesti, con l’esclusione della sola condotta della “istigazione” a delinquere per motivi di odio razziale (che non ha influito sulla pena).
I risarcimenti alle parti civili
A Parodi è stata inflitta anche la condanna al pagamento delle spese legali per 4.065 euro e al risarcimento con oltre 20mila euro complessivi di provvisionale a favore di Segre (10mila euro), costituita parte civile con l’avvocato Vincenzo Saponara, l’Associazione The international Jewish lawyers and jurists e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane. La sentenza dovrà essere pubblicata per 30 giorni sul sito internet del ministero della Giustizia. Le motivazioni della condanna saranno depositate entro 40 giorni. Il nome della scrittrice Parodi va ad allungare la lunga lista degli hater denunciati dalla senatrice Segre, alcuni già giudicati, altri già a rischio di rinvio a giudizio.
Fonte: Il Sole 24 Ore