
Ogm, la Commissione europea autorizza l’import di una nuova varietà di soia
La Commissione europea ha autorizzato oggi l’import di una nuova varietà di soia geneticamente modificata destinata al consumo umano e animale sul mercato dell’Unione. La decisione dell’esecutivo Ue è arrivata al termine di uno stallo che si ripete sistematicamente da anni nel processo decisionale europeo, per cui in assenza di una maggioranza qualificata favorevole o contraria nel comitato tecnico composto dagli Stati membri la decisione finale sull’autorizzazione spetta appunto alla Commissione. Il via libera fa comunque seguito, come previsto dalla normativa europea, alla valutazione scientifica favorevole dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) secondo cui l’alimento è sicuro «quanto la sua controparte convenzionale».
L’autorizzazione riguarda esclusivamente l’importazione e non la coltivazione della varietà di soia Ogm, ed è valida per 10 anni. Qualsiasi prodotto derivato da questa varietà sarà inoltre soggetta alle norme comunitarie in materia di etichettatura e tracciabilità, sottolinea una nota dell’esecutivo Ue che specifica come la Commissione abbia «obbedito all’obbligo legale di decidere su questa autorizzazione dopo che gli Stati membri non sono riusciti a raggiungere una maggioranza qualificata né a favore né contro l’autorizzazione».
Deficit Ue al 90%
La soia è una materia prima strategica per l’industria agroalimentare, utilizzata prevalentemente nella mangimistica ma con impieghi crescenti anche nella filiera dei biocarburanti, di cui l’Unione europea è deficitaria per il 90% del proprio fabbisogno. L’Italia è il primo produttore europeo con circa un milione di tonnellate di semi non Ogm e un deficit dell’80%, appena inferiore a quello europeo.
Il mercato globale è dominato dalle produzioni geneticamente modificate (in continua crescita) del Brasile, che con un raccolto nazionale di 170 milioni di tonnellate copre il 70% del fabbisogno Ue, e degli Stati Uniti. Per questo da anni si parla in Europa della necessità di un piano proteico nell’ambito della Politica agricola comune che però non è mai decollato.
La scelta sugli Ogm
Anni fa, con il regolamento del 2001 l’Europa ha di fatto deciso di non produrre Ogm che però continua a importare, mentre la filiera italiana si sta organizzando con un sistema di incentivi specifici e contratti di filiera tra produttori e industria di trasformazione per aumentare la produzione nazionale. Con colossi come il gruppo agroindustriale vicentino Cereal Docks che oltre ad acquistare più di metà della produzione nazionale importa e lavora soia Ogm negli stabilimenti italiani. Ma la garanzia degli approvvigionamenti è minacciata ora anche dal nuovo regolamento europeo sulla deforestazione, che vieta l’importazione di prodotti ottenuti su terreni disboscati mettendo a rischio, con un complesso sistema di certificazioni, le importazioni dal Brasile. Una chance di aumentare la produzione interna potrebbe invece arrivare dall’atteso via libera Ue alle nuove biotecnologie agricole.
Fonte: Il Sole 24 Ore