omicidi durante la guerra in Jugoslavia
Li hanno definiti i “cecchini del week end”. Ossia, persone facoltose che, tra il 1993 e il 1995 «pagavano per sparare per divertimento contro i cittadini di Sarajevo, durante la guerra in Jugoslavia». Su questi fatti, che il giornalista scrittore Ezio Gavazzeni ha denunciato in un esposto, ha puntato i fari la procura di Milano che indaga (a carico di ignoti) per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai motivi abbietti. L’obiettivo è individuare chi partecipò al massacro di oltre 11mila persone tra il 1993 e il 1995.
Le voci del 1995
«La cosa strana di questa vicenda è che la conoscevo dal 1995 quando il Corriere della Sera parlò di testimonianze rese davanti al Tribunale permanente dei popoli che dedicò due sedute, una a Barcellona e una a Trento – racconta lo scrittore – si parlò di testimonianze relative a questi fatti». Da qui l’idea di «scriverci un romanzo, ma l’idea è stata poi congelata». A riaccendere l’attenzione, il documentario Sarajevo Safari di qualche anno fa. Un viaggio di cinquanta minuti tra testimonianze e immagini. «C’era la testimonianza della coppia che perse la bimba su passeggino – ricorda Gavazzeni – e inoltre quella della persona finita sulla sedia a rotelle perché colpita alla schiena da un proiettile sparato da un cecchino».
L’esposto presentato in Procura
Quindi l’avvio dell’indagine giornalistica e il recupero di documentazione. «A febbraio, con il supporto dell’ex Magistrato Guido Salvini e dell’avvocato Nicola Brigida, ho firmato e depositato l’esposto in Procura – dice-. Il Pm Alessandro Gobbis ha avviato le indagini che sono state affidate ai Ros». Nella sua esposizione Gavezzini racconta un mondo terrificante. «C’erano facoltosi imprenditori e professionisti, provenienti dal nord Italia ma anche da Spagna, Francia, altri Paesi europei oltre che Canada e Usa – argomenta – che pagavano per andare sui monti che circondano Sarajevo per sparare alle persone». Il funzionamento? «Pur non entrando nei dettagli è chiaro che c’era una organizzazione precisa che permetteva di portare queste persone sino al luogo dove poi potevano sparare liberamente contro gli innocenti».
Fonte: Il Sole 24 Ore