Oncologia: cure palliative solo per 3 pazienti su 10 e appena 9 hospice pediatrici
In Italia la durata media della presa in carico di un paziente oncologico è inferiore a 45 giorni e solo un terzo dei 590mila adulti che avrebbe diritto alle cure palliative vi accede realmente. Ancora più critica la situazione pediatrica in cui la possibilità di accedere ai Centri specialistici regionali, risulta estremamente disomogenea sul territorio italiano: oggi è assicurata a poco meno di 3mila minori a fronte di oltre 10mila che ne avrebbero bisogno. Un dato che rivela un ritardo sistemico: le cure palliative sono spesso tardive e limitate agli ultimi giorni di vita.
E’ lo scenario che emerge nel corso del 32esimo congresso nazionale della Società italiana di cure palliative (Sicp). Una comunità professionale riunita attorno a un obiettivo comune: anticipare la presa in carico delle persone e della loro famiglia fin dalla diagnosi di una patologia inguaribile e superare la visione delle cure palliative come intervento “dell’ultimo momento”, passando da un modello centrato sull’evento della morte a un modello che mette al centro la persona.
Due traguardi normativi da tradurre in pratica
Il 2025 – ricorda la Sicp – segna la conclusione del processo di accreditamento delle Reti di cure palliative avviato dall’accordo 118/2020 nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni ed entro il 2028 va completata la rete nazionale di cure palliative prevista dalla legge 197/2022. “Ma la strada è ancora lunga – dichiara Gianpaolo Fortini, presidente della società scientifica -. Siamo sospesi tra due traguardi che parlano di responsabilità e di speranza. Le scadenze possono essere muri o porte: sta a noi scegliere. Ci sono ancora troppe persone che non riescono ad accedere alle cure palliative. Il nostro compito è presidiare il cambiamento con intelligenza, passione e cura”.
L’importanza di una valutazione palliativa precoce
Sicp propone un cambio di prospettiva radicale: valutazione palliativa precoce, fin dalla diagnosi di una malattia inguaribile, estensione della presa in carico precoce a garanzia di anni di qualità di vita libera da sofferenze inutili, forte ed efficace integrazione ospedale–territorio con percorsi flessibili costruiti sui bisogni reali e non sui tempi clinici della terminalità.
“Le cure palliative precoci — ricorda Flavio Fusco, responsabile scientifico del Congresso — non sono un lusso, ma un elemento di equità ed efficienza. Migliorano la qualità di vita, riducono i ricoveri inutili e orientano le reti verso un’assistenza realmente continua e integrata”. In questa prospettiva, il Congresso 2025 rafforza la dimensione formativa con una faculty internazionale e sessioni dedicate alle nuove competenze delle équipe, ai modelli regionali a confronto e alla complessità culturale e sociale sui temi della fragilità e inguaribilità.
Fonte: Il Sole 24 Ore