OpenAI condannata in Germania: ChatGPT viola il diritto d’autore
La difesa di OpenAI
OpenAI si è difesa sostenendo che ChatGPT non memorizza o copia dati specifici, ma piuttosto riflette nei suoi parametri ciò che ha appreso dall’intero set dei dati di addestramento. Inoltre, la compagnia ha cercato di spostare la responsabilità sugli utenti, dichiarando che i modelli di OpenAI generano output sulla base di quello che viene inserito nei prompt, per i quali sono imputabili gli utilizzatori di ChatGPT.
La corte, tuttavia, ha ritenuto “implausibile” che la riproduzione di interi brani o di lunghi passaggi potesse essere casuale, respingendo così la linea difensiva dell’azienda.
Nel motivare la decisione, la giudice Elke Schwager ha sottolineato che una società capace di sviluppare una tecnologia così avanzata non può ignorare la necessità di pagare una licenza per i contenuti usati nell’addestramento dei modelli.
Prospettive e sviluppi futuri
È possibile presentare ricorso e OpenAI ha annunciato ulteriori azioni legali. Gli esperti ritengono che questa vicenda possa durare diversi anni, arrivando anche alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, dal momento che la sentenza riguarda in generale i diritti d’autore.
Il verdetto del tribunale tedesco è in contrasto con un’altra decisione recente della High Court di Londra, che ha invece respinto gran parte delle accuse mosse da Getty Images contro Stability AI. In quel caso, la società di intelligenza artificiale era accusata di aver usato foto protette da copyright per addestrare Stable Diffusion, il suo modello per la generazione di immagini. Durante il processo le imputazioni principali sono state ritirate per mancanza di prove e la corte ha riconosciuto solo delle violazioni parziali e limitate.
Fonte: Il Sole 24 Ore