OpenAI fino a 1.000 miliardi in data center: futuro dorato o azzardo?
OpenAI, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, ha tracciato una rotta che pochi avrebbero osato immaginare: almeno mille miliardi di dollari da investire in infrastrutture di calcolo, con l’obiettivo dichiarato di sostenere la corsa all’intelligenza artificiale. La cifra, paragonabile al Pil annuo di interi Paesi, rivela la portata della trasformazione in atto. Ma insieme all’ambizione emergono dubbi e contraddizioni.
Il cuore texano del progetto
Ad Abilene, Texas, in poco più di dodici mesi una distesa di terra rossa è diventata un cantiere monumentale. Otto data center in costruzione, torri di turbine a gas a presidiare il paesaggio e oltre 6.000 operai impegnati giorno e notte. Una volta completato, il sito sarà il più grande complesso di supercalcolo al mondo, capace di erogare circa 900 megawatt.
I numeri impressionano: ogni rack ospita 72 GPU Nvidia di nuova generazione, ciascuna valutata quanto un’auto elettrica. Oracle gestisce l’infrastruttura, SoftBank partecipa come cofinanziatore, e Nvidia garantisce il cuore tecnologico, dopo un accordo da 100 miliardi di dollari che ha fugato i dubbi sulla solidità finanziaria di OpenAI.
L’incognita dei finanziamenti
Secondo le stime interne, ogni gigawatt aggiuntivo costa circa 50 miliardi di dollari. Con un fabbisogno che nei prossimi anni potrebbe arrivare a 100 gigawatt, il conto finale rischia di toccare i 5.000 miliardi. Un volume d’investimenti che nessun singolo attore privato ha mai affrontato.
«Non abbiamo ancora capito come finanziare questa rivoluzione», ha ammesso il CEO Sam Altman, lasciando intendere che dietro l’entusiasmo resta un interrogativo enorme: chi pagherà il conto e a quale prezzo per la collettività?
Fonte: Il Sole 24 Ore