Opere ad hoc per ogni fiume, ruspe in azione entro il 2026

Opere ad hoc per ogni fiume, ruspe in azione entro il 2026

«L’obiettivo è quello di vedere le ruspe in funzione già alla fine del prossimo anno». Manuela Rontini, sottosegretario della regione Emilia-Romagna con delega alla protezione civile, non vuole ipotizzare slittamenti dei lavori. Dopo le devastanti alluvioni del 2023 e del 2024 «è il momento di passare dalle parole ai fatti perché non accada più una cosa del genere». Il tema è quello delle opere idrauliche necessarie alla prevenzione delle esondazioni dei tanti corsi d’acqua che dall’Appennino scendono fino alla pianura.

Per accelerare, spiega Rontini, «è stato necessario un cambio di visione. Abbiamo deciso di riconfigurare il processo per l’individuazione e la programmazione degli interventi: la pianificazione è stata pensata fiume per fiume, in modo da creare una serie di interventi strategici legati alle specificità dei singoli corsi d’acqua». Dalla scorsa estate è iniziata una serie di incontri sui territori per discutere i piani di messa in sicurezza dei singoli bacini. In alcuni casi la modalità ha previsto che i partecipanti (cittadini, associazioni, comitati, imprese) potessero inviare alla Regione osservazioni e suggerimenti. Per ora sono stati presentati i piani sui fiumi Lamone (Faenza), Sillaro (Imola) e Senio (Castel Bolognese). A breve sono previste nuove assemblee per il Santerno (Sant’Agata) e per la valle del Savio (Forlì).

Le criticità

Un percorso, quello del confronto sul futuro dei territori, che si sta rivelando difficoltoso. «In un primo momento, la mobilitazione delle persone era veramente imponente. In poche settimane abbiamo ricevuto migliaia di firme che ci spronavano ad andare avanti. Poi, però, quando è arrivato il momento di parlare di progetti concreti sono emersi i primi malumori. In sostanza la gente non vuole le opere vicino alla propria casa. Tuttavia – ribadisce Rontini – non possiamo permetterci lo stallo e di rischiare nuove catastrofi».

Fondi e progetti

Per queste opere di prevenzione è stato stanziato un miliardo di euro, che probabilmente non basterà, ma intanto le risorse per partire ci sono. L’idea progettuale è stata quella di dotare ogni bacino idrico di vasche di laminazione e di aree agricole che, in caso di necessità, possano fare da camera di compensazione per le acque, impedendo così che raggiungano la pianura. Impianti non sempre leggeri dal punto vista dell’impatto sul territorio, sulle aree naturali e sulle attività residenziali e produttive.

Fonte: Il Sole 24 Ore