
pace e tensioni a Gaza
Trump e Netanyahu hanno parlato ai media dalla Blue Room della Casa Bianca, affiancati da molti collaboratori. Il premier israeliano si fermerà a Washington per il resto della settimana per incontri anche con il Pentagono e i leader repubblicani Congresso. Stando a indiscrezioni, i due leader non sono particolarmente e sempre in sintonia, anzi hanno avuto anche screzi, ma oggi sfoggiano unità, almeno sulla carta.
Per Trump appare cruciale una fine della guerra Gaza e il ritorno di tutti gli ostaggi in mano a Hamas. “Credo che siamo vicini a un deal su Gaza, potrebbe avvenire questa settimana. Credo un accordo con Hamas possa esserci in settimana”, ha detto professando ottimismo. Gli emissari di Trump stanno lavorando al cessate il fuoco con continui colloqui in Qatar.
Trump e Netanyahu hanno toccato anche il tema degli orizzonti per Gaza. Qui la controversia regna, senza che entri in gioco una vera autodeterminazione per i palestinesi e la prospettiva di un loro futuro stato. Trumo ha evitato di esprimersi sulla prospettive della soluzione dei due stati. Il premier israeliano ha parlato di “potere dei palestinesi di governarsi ma non di minacciarci, e ciò significa che certi poteri quali la sicurezza rimarranno sempre nelle nostre mani”. Ancora: “Faremo una pace con i vicini palestinesi che non vogliono distruggerci, una pace nella quale la nostra sicurezza, il potere sovrano della sicurezza, è sempre nelle nostre mani”. Se qualcuno dirà che questo non è un vero stato, ha aggiunto, “non ci importa nulla”.
Di più. Netanyahu è parso soprattutto definire “brillante” la visione di Trump, che in passato aveva suggerito, per lasciarla in seguito sfumare, la fuoriuscita della popolazione palestinese e la trasformazione della striscia in riviera turistica. Bibi ha indicato che i residenti di Gaza, oggi ridotta in macerie da bombardamenti israeliani che hanno mietuto decine di migliaia di morti, dovrebbero poter lasciare il territorio. “Si chiama libera scelta, se vogliono restare, possono, ma se vogliono andarsene, dovrebbero poterlo fare”. L’estrema destra israeliana, parte del governo di Netanyahu, invoca l’espulsione dei palestinesi e una visione biblica del Paese.
Anche sul più a breve termine, non mancano interrogativi sulle coerenza delle rispettive agende dei due leader. Secondo alcuni osservatori citati dalla stampa americana, Trump ambirebbe al decollo del cessate il fuoco a Gaza assieme a qualche accordo che eviti ulteriori attacchi israeliani a Teheran. Netanyahu potrebbe invece essere interessato anzitutto a dichiarare vittoria senza impegnarsi a particolari concessioni.
Fonte: Il Sole 24 Ore