
Papa Leone: non c’è giustizia se le condizioni di vita sono disumane
«Non c’è giustizia se condizioni vita sono disumane». Papa Leone, durante l’udienza giubilare in piazza San Pietro dedicata agli operatori di giustizia, ha sottolineato che «il Giubileo invita a riflettere anche su un aspetto della giustizia che spesso non è sufficientemente focalizzato: ossia sulla realtà di tanti Paesi e popoli che hanno ’fame e sete di giustizia’, perché le loro condizioni di vita sono talmente inique e disumane da risultare inaccettabili». Il Pontefice ha citato Sant’Agostino: « È impossibile che si abbia il diritto in uno Stato in cui non si ha vera giustizia». E ha sottolineato che all’attuale panorama internazionale andrebbero applicate «queste sentenze perennemente valide». Nella delegazione in piazza San Pietro per il Giubileo degli operatori di giustizia presenti il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.
Il male non va soltanto sanzionato, ma riparato
Il male «non va soltanto sanzionato, ma riparato, e a tale scopo è necessario uno sguardo profondo verso il bene delle persone e il bene comune. Compito arduo, ma non impossibile per chi, cosciente di svolgere un servizio più esigente di altri, si impegna a tenere una condotta di vita irreprensibile», ha detto Papa Leone XIV.
Interpretare la legge con profondità
Prevost ha citato Sant’Agostino: «Come scriveva Sant’Agostino: ‘La giustizia non è tale se non è nello stesso tempo prudente, forte e temperante’. Ciò richiede la capacità di pensare sempre alla luce della verità e della sapienza, di interpretare la legge andando in profondità, oltre la dimensione puramente formale, per cogliere il senso intimo della verità di cui siamo al servizio. Tendere verso la giustizia, quindi, richiede di poterla amare come una realtà a cui si può giungere solo se si coniugano l’attenzione costante, il radicale disinteresse e un assiduo discernimento. Quando si esercita la giustizia, infatti, ci si pone al servizio delle persone, del popolo e dello Stato, in una dedizione piena e costante. La grandezza della giustizia non diminuisce quando la si esercita nelle cose piccole, ma emerge sempre quando è applicata con fedeltà al diritto e al rispetto per la persona in qualunque parte del mondo si trovi».
Ai giuristi: recuperare valori dimenticati
«Oggi, a sollecitare gli operatori di giustizia – ha ricordato il Pontefice – è proprio la ricerca o il recupero dei valori dimenticati nella convivenza, la loro cura e il loro rispetto. Si tratta di un processo utile e doveroso, di fronte all’affermarsi di comportamenti e strategie che mostrano disprezzo per la vita umana sin dal suo primo manifestarsi, che negano diritti basilari per l’esistenza personale e non rispettano la coscienza da cui scaturiscono le libertà». E ha sottolineato che «proprio attraverso i valori posti alla base del vivere sociale, la giustizia assume il suo ruolo centrale per la convivenza delle persone e delle comunità umane».
Fonte: Il Sole 24 Ore