
Papa: su donne e Lgbt la dottrina della Chiesa non cambierà
La Chiesa continua ad essere aperta a “tutti, tutti, tutti”, come detto da Papa Francesco, ma «trovo altamente improbabile, certamente nel prossimo futuro, che la dottrina della Chiesa, in termini di ciò che insegna sulla sessualità, ciò che la Chiesa insegna sul matrimonio, cambierà». E lo stesso vale per le donne diacono: «Al momento non ho intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’argomento. Credo che ci siano alcune domande precedenti che devono essere poste». Sono alcuni dei temi affrontati da Papa Leone XIV nel libro-intervista che esce oggi in Perù (Penguin), a firma di Elise Ann Allen, di Crux. «Ho già parlato di matrimonio, come ha fatto Papa Francesco quando era Papa, di una famiglia composta da un uomo e una donna in un impegno solenne, benedetti nel sacramento del matrimonio. Ma anche solo dirlo, capisco che alcuni lo prenderanno male» dichiarar il Pontefice.
Su migranti «preoccupato da ciò che accade in Usa»
«Negli Stati Uniti stanno accadendo alcune cose che destano preoccupazione» dice il Papa nel libro-intervista. «In una delle ultime conversazioni che ho avuto con il vicepresidente degli Stati Uniti – non ho avuto conversazioni dirette con il Presidente né l’ho incontrato – ho parlato della dignità umana e di quanto sia importante per tutte le persone, ovunque si nasca, e spero che si trovino modi per rispettare gli esseri umani e il modo in cui li trattiamo nelle politiche e nelle scelte che facciamo».
Su genocidio a Gaza «Santa Sede per ora non si pronuncia»
«La parola genocidio viene usata sempre più spesso. Ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che si possa fare alcuna dichiarazione in merito in questo momento» dice il Papa rispetto alla situazione a Gaza. «Esiste una definizione molto tecnica di cosa potrebbe essere il genocidio, ma sempre più persone sollevano la questione, tra cui due gruppi per i diritti umani in Israele che hanno rilasciato questa dichiarazione» spiega Papa Leone. E su Gaza aggiunge che Israele non risponde neanche agli appelli degli Stati Uniti. «Anche con una certa pressione, non so quanto grande sia stata dietro le quinte, ma anche dagli Stati Uniti, che sono ovviamente la terza parte più importante che può esercitare pressioni su Israele. Nonostante alcune dichiarazioni molto chiare del governo degli Stati Uniti, recentemente del presidente Trump, non c’è stata una risposta chiara in termini di ricerca di modi efficaci per alleviare le sofferenze della popolazione, degli innocenti di Gaza – dice il Papa -, e questo è ovviamente motivo di grande preoccupazione».
La crisi degli abusi nella Chiesa ancora non è stata risolta
Il Papa parla poi degli abusi sessuali come «una vera crisi» della Chiesa che «deve continuare ad affrontare perché non è stata risolta. Ci vorrà ancora tempo perché le vittime devono essere trattate con grande rispetto e con la consapevolezza che coloro che hanno subito ferite molto profonde a causa degli abusi, a volte le portano con sé per tutta la vita. Sarebbe ingenuo, da parte mia o di chiunque altro, pensare che, nonostante abbiamo concesso loro una sorta di risarcimento finanziario, o che abbiamo affrontato la causa e il sacerdote è stato licenziato, quelle ferite siano destinate a scomparire da sole», dice Prevost. «Allo stesso tempo, uno dei fattori che complica la situazione, e su cui le persone stanno iniziando a parlare sempre di più, è che anche gli accusati hanno dei diritti e molti di loro credono che tali diritti non siano stati rispettati. Le statistiche mostrano che ben oltre il 90% delle persone che si fanno avanti e muovono accuse sono autentiche vittime. Dicono la verità. Non si inventano nulla»
Fonte: Il Sole 24 Ore