Parlamento in pressing per un altro condono a maglie più larghe
Non c’è solo l’ipotesi di riaprire il terzo condono edilizio, datato 2003, principalmente a beneficio della Campania. Nel fascicolo di emendamenti presentati al disegno di legge di Bilancio 2026 spunta un’altra proposta di modifica, sempre firmata da Fratelli d’Italia (Matteo Gelmetti, Domenico Materia, Sergio Rastrelli, Giulia Cosenza), che punta in una direzione ancora più controversa: riaprire una sanatoria per tutto il paese, sul modello del primo condono edilizio del 1985, per gli abusi realizzati entro settembre del 2025.
Polemiche e proposte politiche
Mentre prende forma il pacchetto degli emendamenti segnalati, dal quale si capirà se la maggioranza è intenzionata a proseguire sulla strada della possibile riapertura di un condono edilizio, ieri le polemiche sul tema sono andate avanti, dividendo maggioranza e opposizione. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi ha rivendicato ancora la correttezza della scelta, definendola «un’opportunità per fare qualche cosa che non deve essere un favore all’abusivismo ma una nuova regolarizzazione a determinate condizioni». E anche il presidente della commissione Bilancio del Senato, Nicola Calandrini ha detto: «Non si tratta in alcun modo di un nuovo condono edilizio. L’emendamento interviene esclusivamente per eliminare una discriminazione che si protrae da ventitré anni». Non si contano, dall’altra parte, le accuse di fare campagna elettorale attraverso questa norma.
Il fascicolo degli emendamenti, però, non contiene solo proposte limitate alla Campania. Tra i testi presentati da Fratelli d’Italia, ne compare uno che, addirittura, si richiama al primo condono edilizio, quello del 1985. E ipotizza di sanare in tutta Italia una lunga serie di opere abusive, purché siano state ultimate entro il 30 settembre del 2025. Nell’elenco compaiono «opere pertinenziali quali portici o tettoie realizzate in assenza del o in difformità dal titolo abilitativo edilizio», opere accessorie quali balconi o logge, sempre abusivi, ma anche tutti i lavori di ristrutturazione e risanamento realizzati in difformità o in assenza di un titolo, purché non abbiano comportato incrementi di superficie e volumetria.
Si tratta di un elenco che, va sottolineato, non comprende ad esempio nuove costruzioni totalmente abusive. E che, in qualche modo, ridefinisce il perimetro di azione del primo condono, andando di fatto ad aprirne un altro, dai confini più limitati. Sarebbe, insomma, un intervento destinato a facilitare la messa in regola degli immobili senza una sanatoria per qualsiasi lavoro.
L’attenzione al tema dei condoni nella maggioranza è, comunque, alta e ritorna all’interno di diversi emendamenti. Altre proposte ipotizzano di dare un termine ai Comuni per chiudere le pendenze relative ai tre condoni del 1985, del 1994 e del 2003: dovrebbero muoversi entro il 31 marzo del 2026 per completare le moltissime domande ancora da anni in attesa.
Fonte: Il Sole 24 Ore