
Patrimonio immobiliare dello Stato motore di sviluppo. Dal Verme: 3,89 miliardi di investimenti nel 2024
«Il patrimonio immobiliare dello Stato è un motore di sviluppo e innovazione. Il riuso dei beni pubblici è una leva strategica per creare valore economico, sociale, ambientale e culturale». Lo ha sottolineato Alessandra dal Verme, direttore dell’Agenzia del Demanio, presentando a Montecitorio il Rapporto Annuale 2025 e illustrando il percorso verso una valorizzazione rigenerativa del patrimonio immobiliare pubblico, leva di crescita, inclusione e sviluppo dei territori, sottolinea. L’evento si svolge nella Sala della Regina di Montecitorio alla presenza di istituzioni e stakeholder, del viceministro all’Economia Maurizio Leo e del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli.
Investimenti per 3,9 miliardi nel 2024
Il report segnala che negli ultimi tre anni gli investimenti sul patrimonio dello Stato sono cresciuti del 144% raggiungendo i 3,9 miliardi di euro nel 2024. Gli interventi avviati sono cresciuti dell’11,4%, mentre la spesa per locazioni passive e costi di funzionamento si è ridotta di 120 milioni di euro (-11,2%). Sul fronte dell’innovazione digitale l’Agenzia del Demanio sta portando avanti l’uso avanzato del Building Information Modeling (Bim), dalla progettazione all’esecuzione, per ottimizzare tutto il ciclo di vita degli immobili.
Dal Verme: rafforzamento degli interventi di riuso degli immobili pubblici
«Il nuovo Piano strategico industriale proietta gli obiettivi dell’Agenzia al 2028 e prevede l’avanzamento continuo delle attività in termini di sostenibilità, digitalizzazione e innovazione, con il rafforzamento di interventi di riuso dell’immobile pubblico, della stretta collaborazione con gli Enti locali e delle operazioni di valorizzazione attraverso il mercato», sottolinea la numero uno dell’Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme, che ricorda come «il riuso dell’immobile pubblico, la rete di competenze, l’innovazione tecnologica e la partecipazione dei territori e degli investitori privati guidano l’azione dell’Agenzia. La missione è gestire il patrimonio immobiliare dello Stato, farlo rivivere in una dimensione innovativa adeguata al mutato contesto delle città, offrire dunque spazi utili, accessibili e sostenibili», spiega dal Verme. Il patrimonio immobiliare statale, conclude, «viene riusato per divenire strumento di sviluppo, per fornire risposte alle nuove istanze della città e attrattività verso i giovani grazie a tecnologia e a digitalizzazione».
I risultati ambientali
Significativi i risultati degli interventi in termini Esg (Environmental, Social, Governance), cioè azioni e politiche adottate per integrare criteri ambientali, sociali e di governance nella strategia, bilanciando performance finanziarie e impatto positivo sul pianeta e sulla società. Il 69% dei consumi di energia primaria si è ridotto rispetto alla situazione ante intervento, non c’è stato aumento del consumo di suolo, il 47% della superficie interessata ora è permeabile. Inoltre l’85% degli interventi ha riqualificato aree urbane dismesse, restituendole alla vita attiva delle comunità. Il 57% delle operazioni ha integrato misure di resilienza e adattamento ai cambiamenti climatici.Il 100% degli interventi è stato progettato senza consumo di suolo e il 42% ha adottato strategie di recupero sostenibile del territorio.
Avviati 24 Piani città
Nel modello innovativo dell’Agenzia di gestione del patrimonio immobiliare pubblico c’è una stretta collaborazione con gli enti locali e una forte rete con università e centri di ricerca. Un approccio che ha dato vita ai Piani Città degli immobili pubblici: 24 Piani Città già avviati in tutta Italia e la sottoscrizione di altri 65 entro il 2028. Un modo per pianificare una migliore destinazione urbanistica degli immobili in coerenza con gli obiettivi di sviluppo dei territori. Ogni piano parte dall’analisi dei contesti per rispondere alle nuove esigenze demografiche, abitative e sociali, attraverso tre assi: rigenerazione urbana, transizione ambientale ed energetica, valorizzazione sociale e culturale.
Fonte: Il Sole 24 Ore