
Pensioni, ecco le strade per uscire prima dal lavoro
Tempo di ultime scelte nel 2025 per chi si avvicina alla pensione. E tempo di valutare, prima di possibili interventi in manovra, se le opzioni per un’uscita anticipata sono praticabili con un vademecum rapido quale quello che proponiamo oggi. Anche perché i dati di inizio anno, su questo fronte, certificano un andamento lento degli anticipi.
Il bilancio di sei mesi
Le 98.356 pensioni anticipate erogate dall’Inps nel primo semestre di quest’anno rispetto alle 118.550 della prima metà del 2024 (si veda Il Sole 24 Ore del 24 luglio) danno bene l’idea di come sia diventato difficile, o meno opportuno, accedere al pensionamento prima di raggiungere i 67 anni di età necessari per il pensionamento di vecchiaia. Dopo il “periodo d’0ro” degli anticipi, costituito dall’introduzione di quota 100 e, successivamente e in parte, di quota 102, nonché da opzione donna nella versione originaria, il Governo ha via via messo a punto paletti e disincentivi per limitare i pensionamenti anticipati. Così se da un lato, complice anche la riduzione della speranza di vita dovuta al Covid, dal 2019 i requisiti “ordinari” sono rimasti invariati, dall’altro le scorciatoie sono divenute meno praticabili.
Le strade aperte
Ma vediamo quali strade restano aperte. L’alternativa principale, per non attendere i 67 anni, è la pensione anticipata ordinaria, che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) a prescindere dall’età. Tra la maturazione del requisito e la decorrenza deve trascorrere una finestra di 3 mesi, che diventa di 4 nel caso la pensione sia liquidata dalla Cassa per i dipendenti degli enti locali, da quella dei sanitari, da quella degli ufficiali giudiziari e da quella per gli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate. A parte il progressivo ampliamento di quest’ultima finestra (da 4 arriverà a 9 mesi per chi maturerà i requisiti dal 2028), è sostanzialmente l’unica forma di anticipo che non comporta penalizzazioni economiche o requisiti troppo stringenti.
Ancora poco utilizzabile per ragioni anagrafiche la pensione contributiva anticipata prevista con 64 anni di età e almeno vent’anni di contributi. Un’uscita che prevede un importo soglia di almeno tre volte l’assegno sociale. Inoltre fino al raggiungimento dell’età per la vecchiaia l’importo pagato non sarà superiore a cinque volte il minimo, anche se si avesse diritto a una quota maggiore.
Gli anni di contributi, sempre indipendentemente dall’età, scendono a 41 per i lavoratori “precoci” cioè quelli che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi da lavoro prima dei 19 anni di età. Ma contemporaneamente devono rientrare in una delle categorie ritenute meritevoli di questo sconto (disoccupati, invalidi civili, care giver, addetti a mansioni gravose o usuranti).
Fonte: Il Sole 24 Ore