Per le carceri emergenza senza fine ma crescono le misure alternative

Per le carceri emergenza senza fine ma crescono le misure alternative

Con l’arrivo della prima emergenza caldo nulla è più ipocriticamente ricorrente della stagionale attenzione della politica per le condizioni di vita delle carceri. Difficile possano essere significativamente migliorate dall’annuncio del ministero della Giustizia di avare avviato la procedura di acquisto di mille congelatori “a pozzetto” da destinare agli istituti penitenziari. Soprattutto a fronte di una situazione che vede 62.761 persone detenute (2.737 donne, 19.810 stranieri) in 190 istituti, a fronte di una capienza regolamentare di 51.296.

A dimostrare plasticamente il fallimento della politica, maggioranza e opposizione, c’è la seduta straordinaria della Camera, nel marzo scorso. Una seduta dove, invece di scandagliare possibili larghe intese per soluzioni concrete, il clima è stato ancora una volta di reciproca contrapposizione nel rimpallarsi delle responsabilità. Ma se c’è un tema che chiama in causa, nel tempo, tutte le forze politiche questo è senza dubbio il carcere.

Perché se è vero che a un anno dal decreto carceri del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e a poche settimane da un decreto sicurezza che moltiplica reati e sanzioni, nulla è cambiato e i numeri restano drammatici (27 i suicidi nel 2025 per il Garante delle persone detenute), neppure l’opposizione ha carte in regola per un’accusa credibile, solo a ricordare l’incapacità, per semplice convenienza elettorale, di dare seguito a una delle riforme meglio preparate, quella dell’ordinamento penitenziario, esito degli Stati generali dell’esecuzione penale nel 2016.

E allora, mentre interventi un po’ più incisivi come la proposta di legge Giachetti sulla liberazione anticipata languono da tempo senza prospettive in Parlamento, è delle diverse forme alternative alla detenzione che è meglio verificare l’espansione.

Fonte: Il Sole 24 Ore