Per Olitalia fatturato a 311 milioni e investimenti per 45 milioni di euro

Per Olitalia fatturato a 311 milioni e investimenti per 45 milioni di euro

Il gruppo Olitalia chiude il 2024 con ricavi di 311 milioni di euro, il 10,5% in più dell’anno precedente, e per il 2025 annuncia 45 milioni di investimenti per l’ampliamento dei suoi due stabilimenti, quello di Forlì e quello di Spilamberto, in provincia di Modena. Il rincaro del prezzo dell’olio d’oliva ha senz’altro aiutato la crescita del fatturato, ma è vero che per il gruppo sono aumentati anche i volumi di prodotto trasformato: «L’anno scorso abbiamo raggiunto i 96 milioni di litri, prima eravamo a 92», dice Angelo Cremonini, che presiede il gruppo di famiglia. Suo padre Giuseppe, insieme a Luigi, fondò Inalca. Poi i due fratelli hanno separato le loro strade imprenditoriali e Giuseppe nel 1983 ha dato vita appunto a Olitalia, oggi guidata dai fratelli Angelo, Camillo ed Elisabetta.

I risultati positivi di bilancio si riflettono anche nella volontà di investire per lo sviluppo futuro. Il gruppo ha infatti già stanziato 45 milioni di euro per l’ampliamento dei suoi due stabilimenti: 30 milioni andranno all’impianto di Forlì, dove si produce l’olio, e serviranno per aumentare la capacità produttiva del 20% oltre che a migliorare la logistica e l’approvvigionamento energetico. Gli altri 15 verranno invece investiti per l’Acetaia Giuseppe Cremonini, che fa parte del gruppo e produce a Spilamberto, con l’obiettivo di passare da 20 a 35 milioni di bottiglie all’anno.

Olitalia cresce nella Gdo italiana, ma soprattutto all’estero, che ormai rappresenta il 40% del suo fatturato: «L’Asia è il nostro mercato più importante – racconta Angelo Cremonini – gli Usa invece valgono il 20% del nostro export». A Olitalia i dazi americani non fanno troppa paura: «Negli Stati Uniti – spiega il presidente – non vendiamo soprattutto olio d’oliva ma Frienn, un prodotto innovativo specifico per la frittura, studiato in collaborazione con l’Università di Bologna. L’alternativa made in Usa a questo prodotto è l’olio di soia americano, ma non possiamo temerne la concorrenza perché ha delle prestazioni decisamente inferiori».

Dopo un anno e mezzo di prezzi dell’olio extravergine di oliva alle stelle, ora nei supermercati le quotazioni delle bottiglie sono calate. Ma gli occhi dei consumatori sono tutti puntati sulla prossima campagna olivicola, sia italiana che europea: cosa prevede Olitalia? «Gli agronomi – dice Angelo Cremonini – ci dicono che fino a un mese fa la campagna 2025-26 si prospettava quasi da record. In Spagna in particolare, che è la magggiore produttrice di olio d’oliva in Europa, la fioritura degli olivi è stata ai massimi e di acqua a primavera ce n’è stata in abbondanza. Il caldo estremo registrato a giugno ha aggiunto un po’ di incertezza al quadro, ma ad oggi posso dire che la campagna 2025-2026 sarà, se non buonissima, almeno buona». Per Cremonini, però, questo non dovrebbe necessariamente portare a un ulteriore abbassamento dei prezzi dell’olio a scaffale: «La grande distribuzione – dice – continua a utilizzare l’olio come un prodotto civetta e questo non va bene, perché a monte l’olivicoltore deve poter essere remunerato il giusto».

Fonte: Il Sole 24 Ore