
Per otto milioni di italiani colpiti dall’emicrania nuove terapie per curarla e prevenirla
Gli attacchi di emicrania si possono curare e anche prevenire in maniera sempre più efficace. Tra le più innovative terapie da assumere per evitarne l’insorgenza, ci sono i farmaci che agiscono contro il CGRP, un peptide legato alla vasodilatazione che interviene nella trasmissione del dolore. Tali farmaci agiscono con meccanismi diversi e includono gepanti, anticorpi monoclonali e tossina botulinica. Questo tipo di mal di testa, una vera e propria patologia neurologica, è il più diffuso e invalidante insieme alla cefalea tensiva e colpisce otto milioni di italiani, di cui 5 milioni sono donne.
“Oggi abbiamo sei nuovi farmaci per affrontare e anche prevenire questo grave disturbo, che si aggiungono agli antidolorifici e a farmaci creati per trattare altre patologie ma efficaci anche per l’emicrania come gli antidepressivi, gli antiepilettici, i betabloccanti e i calcioantagonisti a cui si aggiunge anche la tossina botulinica. Ancora troppe persone non conoscono i progressi compiuti negli ultimi anni e, a volte, utilizzano medicinali da banco per alleviare la sintomatologia ma con scarsi risultati e con il rischio di effetti collaterali”, afferma Marina De Tommaso, presidente della Società italiana studio cefalee (Sisc), in occasione della giornata “Liberi dal dolore: una nuova era per la terapia delle cefalee”. L’iniziativa, condivisa con Fondazione Onda, si celebra con lo scopo di informare pazienti e cittadini sulle possibilità di cura ora disponibili e sui centri di riferimento in Italia.
Cure più accessibili e per più pazienti dopo l’ok dell’Aifa
Le persone che soffrono di emicrania possono accedere più facilmente alle nuove cure grazie a un recente provvedimento dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) dell’aprile scorso. A quasi cinque anni dall’introduzione degli anticorpi monoclonali nella profilassi dell’emicrania, l’Aifa, grazie all’intervento delle Società Scientifiche e della Sisc in particolare, ha eliminato l’obbligo del controllo di efficacia dopo tre mesi, ora previsto dopo sei mesi, e quello di interrompere il trattamento dopo un anno di cura. Il vantaggio per i pazienti è significativo: il 30% in più rimarrà in terapia per un periodo più lungo, anche se il loro organismo non ha risposto efficacemente nel primo trimestre. Un elemento importante per ampliare il numero di chi ne beneficerà, visti i risultati della somministrazione. Dopo un anno, infatti, il 91,3% dei pazienti riduce almeno della metà i giorni in cui si scatenano gli episodi dolorosi. Secondo quanto disposto dall’Aifa, l’accesso con rimborsabilità alla prescrizione degli anticorpi monoclonali è previsto per il trattamento dei pazienti adulti che negli ultimi tre mesi abbiano presentato almeno otto giorni di emicrania disabilitante già trattati con altre terapie di profilassi per l’emicrania e che abbiano mostrato una risposta insufficiente dopo almeno sei settimane di trattamento o che siano intolleranti oppure che presentino chiare controindicazioni ad almeno tre precedenti classi di farmaci per la profilassi dell’emicrania.
La “rivoluzione” farmacologica
In tempi ormai lontani gli unici farmaci per combattere il dolore emicranico erano i FANS, antinfiammatori non steroidei: “Sono utili e infatti nei casi lievi sono tuttora in uso – specifica De Tommaso – ma dall’efficacia limitata e soprattutto non specifici”. La svolta in questo ambito è arrivata negli anni ’90, quando vennero prodotti i primi farmaci che agivano in modo mirato sul meccanismo del dolore, precisamente su alcuni recettori della serotonina. Negli ultimi anni c’è stato un vero “salto evolutivo”. “Sono successivamente apparsi i ditani, più specifici e con meno effetti collaterali, e poi i gepanti, tutti aventi come bersaglio il CGRP. E infine sono arrivati anche anticorpi monoclonali destinati a prevenire gli attacchi: tre molecole che bloccano il CGRP e una il suo recettore”, aggiunge la presidente Sisc.
Una malattia che incide sulla qualità della vita
Un vero sollievo poter contare su queste nuove armi per chi soffre di emicrania, che non è un semplice ‘mal di testa’ ma una malattia neurologica caratterizzata da attacchi ricorrenti di cefalea di intensità da moderata a severa, con dolore tipicamente pulsante e unilaterale, associato a nausea, vomito e ipersensibilità a luce, suoni e odori. La patologia ha una base genetica che ne spiega la familiarità e gli attacchi sono scatenati da fattori ormonali, ambientali e climatici, il digiuno e in particolare lo stress fisico ed emotivo, l’affaticamento, la mancanza di sonno e in generale le variazioni dei ritmi di vita. Si tratta di una malattia complessa che necessita di una valutazione in sede specialistica al fine di un corretto inquadramento diagnostico e di un programma terapeutico personalizzato.
Fonte: Il Sole 24 Ore