Per tornare a crescere, l’Ue deve cambiare. Ma serve la volontà politica
Gli Stati europei che hanno adottato un approccio nazionalista dovrebbero rivedere le proprie scelte. Secondo Irene Tinagli, eurodeputata PD e Presidente della Commissione speciale sulla crisi immobiliare nell’Ue, è questo il primo passo da fare per consentire all’economia del Vecchio continente di tornare a crescere. Lo ha detto intervenendo nella trasmissione di Radio24 “Amici e nemici”, condotta da Marianna Aprile e Daniele Bellasio.
Stando ai dati diffusi in settimana dalla Banca centrale europea, infatti, l’Ue rischia lo stop: “Ci si attende che l’elevata incertezza, l’aumento dei dazi effettivi, il rafforzamento dell’euro e la maggiore concorrenza a livello mondiale frenino la crescita nel quarto trimestre del 2025″.
Per rafforzare il bilancio europeo, secondo Tinagli ci vogliono: investimenti comuni (anche emettendo debito) per finanziare le infrastrutture energetiche; politiche industriali europee; creazione di un mercato dei capitali più coordinato. Per realizzare questi progetti serve una chiara volontà politica, dunque la disponibilità a “mollare un po’” la presa sul “potere nazionale”. Una prospettiva che, oggi, alcuni governi non sembrano gradire, Italia in primis. Per Tinagli, infatti, la premier Giorgia Meloni non è per “una maggiore integrazione europea”, né vuole rendere più flessibili le istituzioni Ue, data l’opposizione all’abbandono dell’unanimità per le decisioni chiave.
Eppure, secondo la Bce l’economia italiana, così come quella tedesca, è “ferma”. Questa situazione, dice Tinagli, non è altro che “il frutto di un rallentamento che vediamo da due o tre anni”, ovvero dal rimbalzo del post-Covid. Una tendenza che si sarebbe poi aggrava anche perché, per l’eurodeputata, il governo “non ha saputo sfruttare bene il Pnrr, più volte rimodulato e costantemente ridotto”. Il dito, poi, è puntato anche sul Superbonus (mai sostituito con valide “misure di politica industriale ed economica”) e sulla manovra, priva di “una visione di politica industriale per i settori con maggior potenziale di recupero e di slancio, non solo quelli in difficoltà”.
Manovra che, ricordano Aprile e Bellasio, prevede anche un aumento della tassa sugli affitti brevi dal 21% al 26% (un tema su cui Forza Italia ha chiesto un dietrofront presentando un emendamento). Secondo Tinagli, “alzare la tassazione aumenterà un po’ il gettito”, ma sulla casa c’è bisogno soprattutto di risorse e regole. Da una parte, infatti, “abbiamo 60mila case popolari vuote che potremmo ristrutturare in pochi mesi e dare alle famiglie bisognose”. Dall’altra, i comuni che più da vicino affrontano temi come l’overtourism e l’alto numero di bed and breakfast hanno bisogno di “un chiaro quadro normativo di riferimento”, anche di stampo europeo, che li aiuti a gestire l’impatto sul territorio di questi fenomeni.
Parlando sempre della manovra, Tinagli definisce poi “surreale” il dibattito sulla patrimoniale. E attacca: adeguandosi a una tendenza in corso da anni nel sistema fiscale internazionale, “il nostro governo è stato in prima linea per esentare dalla Global mimum tax le multinazionali americane” (in particolare le big tech) che, così, hanno potuto accumulare patrimoni miliardari. Davanti a questi temi, a suo parere, le battaglie interne sulle tasse “diventano secondarie”.
Fonte: Il Sole 24 Ore