
Per Villa Certosa di Berlusconi probabile nuovo acquirente
Secondo un’indiscrezione del quotidiano la Nuova Sardegna l’acquirente potrebbe essere un facoltoso arabo pronto a pagare quasi 500 milioni di euro
Potrebbe cambiare presto proprietà Villa Certosa, la storica dimora sarda, a Porto Rotondo, del fondatore di Mediaset e Forza Italia Silvio Berlusconi. Secondo quanto raccontato dal quotidiano La Nuova Sardegna, per la villa, affacciata sul golfo, a Punta Lada, con un’estensione di 4.500 metri quadrati, 126 stanze e un parco di 120 ettari, ci sarebbe un pretendente su cui per ora ci sarebbe il massimo riserbo. Proprio per questo motivo, sul closing non ci sono ancora conferme né date. Anche se, a proposito del potenziale acquirente, si parla di un “facoltoso arabo”
L’acquisto negli anni 80
L’intero compendio, finito negli anni passati, al centro di polemiche e contestazioni politiche era stato acquistato da Berlusconi negli anni 80. All’epoca la dimora si chiamava Villa Monastero ma, con l’avvento del nuovo proprietario, venne ribattezzata Villa Certosa dopo una serie di cambiamenti e interventi. Negli anni duemila i vincoli di segretezza e il divieto di avvicinamento a meno di 500 metri dalla costa. L’abitazione era stata definita, con decreto del Governo, «sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio».
Tra sale e laghetti
La tenuta di Villa Certosa, composta da saloni, suite, dependance, bungalow, aree benessere e persino un teatro privato, ospita anche una torre panoramica, una serra, una palestra attrezzata, diversi laghetti artificiali e un impianto di talassoterapia.
In vendita a quasi 500 milioni
Dopo la morte di Silvio Berlusconi la dimora era rimasta in capo agli eredi, anche se non sono mancate mai voci e indiscrezioni di una eventuale vendita. Il valore dell’intero compendio, situato a poca distanza dalla Costa Smeralda, era stato stimato intorno ai 260 milioni di euro. A quanto scrive La Nuova Sardegna, l’attuale offerta sarebbe vicina ai 500 milioni di euro.
Fonte: Il Sole 24 Ore