Perché la Bce manterrà fermi i tassi

Perché la Bce manterrà fermi i tassi

Nessun taglio a settembre. Anche se i rendimenti sono sotto pressione – ma a causa di un singolo Paese, la Francia – e l’euro dollaro – ma non il cambio effettivo, più completo – cerca di apprezzarsi. Gli analisti sono abbastanza convinti che la riunione di settembre della Banca centrale europea si chiuderà senza decisioni sul costo ufficiale del credito: il cuore del meeting saranno allora le proiezioni macroeconomiche, che permetteranno di capire quanto sia appropriato l’attuale orientamento di politica monetaria.

Un orientamento «neutrale»

Il livello del costo ufficiale del credito non può più essere definito elevato. Il tasso sui depositi è al 2%, quello di rifinanziamento al 2,15%: i tassi reali, assumendo l’obiettivo del 2% come livello di inflazione di medio periodo, sono quasi a zero e corrispondono secondo diverse stime, al livello neutrale. La presidente Christine Lagarde ha precisato nella conferenza stampa di giugno che la discussione sui tassi neutrali non è molto rilevante, in questo periodo, perché la valutazioni – tutte indirette – sono fatte in assenza di shock, che non mancano invece in questo periodo, a cominciare dallo shock sulla domanda dei dazi Usa.

Più «fredda» l’inflazione core

È comunque vero che la Bce ha aperto una nuova fase. «Abbiamo sostanzialmente chiuso quel ciclo disinflazionistico con cui ci siamo confrontati negli ultimi mesi», ha detto Lagarde prima dell’estate. Visti dall’esterno, senza i complessi strumenti di analisi a disposizione della Banca centrale, i dati sembrano confermare che la scelta di mantenere fermi i tassi è ragionevole. L’inflazione core dà da tempo chiari segnali di raffreddamento: i prezzi dei servizi, rimasti bloccati a lungo al 4%, iniziano a rallentare, mentre il manifatturiero resta in una fase di stabilità che non dà troppo da pensare sul fronte della domanda.

Costo del lavoro più vicino alla produttività

L’inflazione salariale, la differenza tra costo del lavoro e produttività, è rapidamente scesa dai livelli altissimi dei trimestri scorsi. I dati sono fermi a giugno e l’1,6% è ancora il doppio dello 0,8% della media di lungo periodo, ma la fase di surriscaldamento è decisamente terminata.

Fonte: Il Sole 24 Ore