Perché la Fed rinvierà ancora il taglio dei tassi

Perché la Fed rinvierà ancora il taglio dei tassi

Ancora una seduta senza tagli. Sono queste le attese dei mercati per la riunione di luglio del Fomc, il comitato di politica monetaria della Federal reserve, malgrado le continue pressioni del presidente Donald Trump per una riduzione del costo ufficiale del credito. Solo a settembre, se ci saranno le condizioni giuste, e se le proiezioni lo permetteranno, ci potrà essere il primo dei due tagli da 0,25 punti base che i governatori sembrano intenzionati a decidere entro fine anno. L’aggregato – la mediana – delle previsioni sull’andamento dei tassi, a giugno, indicava come punto di arrivo a dicembre il 3,75-4%, contro il 4,25-4,50 fissato a dicembre.

La lenta frenata dei salari

Il livello dei tassi può sembrare elevato, rispetto all’andamento dell’inflazione pari a maggio, nella misura preferita dalla Fed – l’indice dei consumi personali – al 2,3% (2,7% il dato core). La velocità dei prezzi sembra oscillare da quasi un anno a questi valori, e non c’è una chiara tendenza al rallentamento. Il dashboard della Fed di Atlanta sull’inflazione sottostante, e quindi sulle pressioni sui prezzi, continua a dare segnali di surriscaldamento. È però vero che l’aumento dei salari orari segnala un rallentamento che sembra aprire la porta ai futuri tagli.

Aspettative di lungo periodo stabili

Sembrano però un po’ in tensione, sia pure in un contesto non certo instabile, le aspettative di inflazione, ben più importanti. Quelle di lungo periodo, misurate dal mercato, sono leggermente salite, fino al 2,5% circa. Nulla di preoccupante, al momento, ma è una situazione da tenere sotto controllo.

Il balzo delle attese di breve periodo

Più delicata è la situazione delle aspettative a breve termine, calcolate dall’Università del Michigan attraverso sondaggi. Dopo un lento, accidentato calo, sono improvvisamente risalite negli ultimi quattro mesi, fino a portarsi al 6,5 per cento.

Fonte: Il Sole 24 Ore