
Perché software e banche dati trainano l’economia degli abbonamenti
La subscription economy, quella focalizzata sugli abbonamenti per l’intrattenimento, continua a dimostrare una notevole resilienza e crescita nel 2025, nonostante le pressioni economiche globali come l’inflazione, i tassi di interesse elevati e l’incertezza geopolitica. Come ha sottolineato uno studio McKinsey, «la pandemia ha lasciato il segno, modificando il modo in cui si consuma: più delivery e meno ristoranti, più Netflix e Spotify e meno cinema e concerti» così alcuni catalizzatori emersi in quel periodo si sono consolidati, sostenendo la crescita di modelli basati su abbonamenti.
Delivery e intrattenimento da casa
«Società come Spotify, Netflix e DoorDash hanno beneficiato di questa tendenza e continueranno a farlo, nonostante un periodo di normalizzazione tra il 2022 e il 2023 – sottolinea Edoardo Giraudi analista azionario di Decalia Sa -. Questa normalizzazione sembra essere di breve durata, poiché è evidente che i giovani hanno cambiato il modo in cui preferiscono consumare l’intrattenimento. Prendiamo Spotify: l’industria dello streaming audio è prevista in crescita a un 11% Cagr 2025-29, con un Gross Margin che è passato dal 21% nel 2017 al 30% grazie a economie di scala e migliori accordi con etichette discografiche». Secondo l’esperto, Spotify riesce ad attirare sempre più utenti, giovani e non, aumentando il tempo di utilizzo sulla piattaforma con prodotti innovativi e interessanti come audiolibri e podcast. Questi nuovi segmenti di business presentano una struttura di marginalità diversa, dove Spotify risulta meglio posizionata. Inoltre, piattaforme di streaming come Spotify e Netflix, una volta acquisite grandi masse di utenti, hanno maggiore facilità a fare cross-selling e introdurre nuove linee di business ad alta marginalità. «Spotify ha sorpreso tutti positivamente – ricorda Walid Atallah, gestore del fondo subscription economy di Thematics Am, affiliata di Natixis Im – al di là di ogni previsione considerando che possiede solo una piattaforma. Tuttavia, è riuscita a consolidare il suo posizionamento anche quando ha aumentato le tariffe». Il suo successo lo si vede dall’ottima performance negli ultimi 12 mesi, dovuta in gran parte all’incremento graduale e progressivo del costo mensile dell’abbonamento.
Fornitori di dati in settori chiave
Come spiega Atallah se, parlando di questa economia, viene in mente soprattutto il mondo dei consumi (fitness con Basic Fit o Planet Fit, intrattenimento con Netflix, servizi alle persone) in realtà è ben più ampio il suo raggio di azione nel mondo delle imprese a proposito di software e fornitori di dati. «Il mondo della cybersecurity ad esempio oppure quello della fornitura di dati in aree strategiche è fortemente dominato da aziende che operano con questo modello di business e che in alcuni casi oggi devono fare i conti con app che utilizzano intelligenza artificiale e generativa». Atallah cita per esempio il caso di Relx Group nato in Uk, fornitore storico di dati nel settore legale di grande affidabilità, attaccato da Harvey (start up nuova ma arrivata solo due anni fa). «Per un’azienda o un professionista è decisiva l’affidabilità del brand – aggiunge Atallah -. Pensiamo anche all’ambito finanziario con fornitori come Msi, Lsei: anche loro lavorano con il sistema degli abbonamenti. E ancora nel mondo medicale Wolter Kluver con dati medici aggiornati in tempo reale. Sono sistemi indispensabili per svolgere alcune professioni, strategici per la vita di tutti i giorni».
Il settore alimentare
C’è poi il caso singolare di Costco Wholesale: focalizzata in Usa è una catena di supermercati che vende a singoli e all’ingrosso a prezzi bassissimi e la sua principale fonte di guadagno sono gli abbonamenti che i clienti pagano per poter accedere e non tanto i prodotti che vende. Per Giraudi, il settore dell’intrattenimento appare il meglio posizionato nel 2025, grazie alla sua supremazia in termini di quota di mercato (oltre il 40% dei ricavi globali della subscription economy, con il 33% solo per video digitali). «Società ben consolidate nel settore dell’intrattenimento, rispetto ad app legate all’istruzione, hanno dalla loro gli sviluppi nell’intelligenza artificiale. Spotify è considerata una delle società “AI winner”, poiché il suo algoritmo e la qualità dei dati permettono un incremento qualitativo dei servizi di personalizzazione».
Fonte: Il Sole 24 Ore