Perché tutti parlano del piccolo e stupefacente successo videoludico di Hollow Knight: Silksong?

Perché tutti parlano del piccolo e stupefacente successo videoludico di Hollow Knight: Silksong?

Il 4 settembre 2025 è uscito Hollow Knight: Silksong. È un videogioco indipendente, amatissimo, sviluppato dai tre componenti di un piccolo team australiano, Team Cherry. In poche ore ha mandato in tilt Steam e l’eShop di Nintendo per il numero di giocatori che cercavano di scaricarlo. A distanza, si continua a discuterne sui social: ha raccolto qualche critica ed è molti elogi, ma per la stragrande maggioranza dei videogiocatori è il sintomo di qualcosa che si è rotto nel mercato dei videogiochi. Com’è possibile che una piccola produzione possa coinvolgere così la comunità dei gamer? Sono davvero così cambiati i gusti dei videogiocatori o il mercato si è così impoverito che tutto quello che non è difficile, anticonvenzionale e profondo è per forza «bello»?

Cosa è Holllow Knight: Silksong?

È il seguito di Hollow Knight, un titolo che nel 2017 aveva sorpreso per qualità artistica e profondità meccanica. Tecnicamente è un Metroidvania: un’avventura bidimensionale fatta di esplorazione, combattimenti e nuove abilità che aprono strade prima inaccessibili.Il protagonista, questa volta, è Hornet, personaggio secondario del primo capitolo. La sua missione è scalare il regno di Pharloom, un mondo brulicante di insetti ostili e segreti nascosti.Mentre il primo gioco spingeva il Cavaliere sempre più in basso, qui Hornet sale verso la cima. È un percorso simbolico oltre che fisico: dall’oscurità verso la luce.Non c’è una narrazione chiara, ma storie accennate da personaggi, iscrizioni, ambienti.Il titolo allude a due temi centrali. La seta rappresenta Hornet, i suoi fili, le sue armi e il suo legame con la famiglia. La canzone richiama la tradizione orale di Pharloom, dove i racconti e le melodie conservano la memoria del regno.Ogni passo avanti costa fatica: nemici duri, boss imponenti, piattaforme che richiedono riflessi rapidi. Chi cade deve ripetere da capo.È un gioco che non regala nulla, ma che ricompensa la pazienza con momenti di pura soddisfazione. In questo segue le logiche dei Souls, anche se in formato platform: quindi l’essenza è spietata, ma il gameplay è qualcosa di molto tradizionale: salti, attacchi e usi quello che c’è intorno a te.

Perché se ne parla?

La prima ragione è l’attesa. Silksong doveva essere un contenuto aggiuntivo, è diventato un gioco a sé e ha impiegato sei anni per arrivare sugli scaffali digitali. In questo tempo, la comunità ha alimentato l’hype. Ogni trailer è stato analizzato come una puntata di una serie televisiva.

La seconda ragione è la qualità. Le recensioni parlano di un movimento più fluido, combattimenti precisi, ambienti ricchi e sonoro curato. Non è una rivoluzione rispetto al primo capitolo, ma un perfezionamento.

Fonte: Il Sole 24 Ore