Petrolio, contro la Russia sanzioni Usa mai così severe: Brent a 80 dollari

Petrolio, contro la Russia sanzioni Usa mai così severe: Brent a 80 dollari

Alla lista delle sanzioni sono state anche aggiunte altre 183 navi di varie dimensioni, alcune delle quali fanno parte della cosiddetta “flotta di petroliere fantasma”, impiegata in qualche caso anche per trasportare greggio iraniano, ha specificato l’Office of Foreign Assets Control (Ofac).

Finora gli Usa avevano messo al bando solo 39 petroliere e 33 di queste sono subito diventate intoccabili: non hanno mai più trasferito un solo carico, secondo Bloomberg. Segno che la misura, adottata solo di recente, è in grado di scoraggiare anche Paesi come l’India e la Cina, che finora non si sono fatti grandi scrupoli nell’accogliere le forniture russe messe sotto embargo dal G7, garantendo a Mosca un flusso di entrate prezioso per finanziare lo sforzo bellico.

Ma non è finita. Nella blacklist Usa ci sono anche due compagnie assicurative russe, che forniscono le polizze necessarie alle petroliere anche quando trasportano carichi di valore superiore al price cap imposto dal G7: Alfastrakhovanie e Ingosstrakh Insurance (quest’ultima, così come GazpromNeft, ha già diffuso una nota in cui afferma che continuerà ad operare regolarmente).

Inoltre Washington ha messo al bando parecchi dirigenti delle società in blacklist e alcune altre società – delle tante che Mosca ha creato e probabilmente continuerà a creare – che fanno da intermediarie per agevolarla nell’esportare petrolio: tra queste c’è Black Pearl, basata negli Emirati arabi uniti, che l’Ofac sospetta di aver venduto per conto di Mosca greggio e derivati per oltre 2 miliardi di dollari dal 2023.

Cautele al bando

Gli Stati Uniti finora avevano dosato con accortezza le sanzioni contro il petrolio russo, nel timore che interventi troppo drastici potessero provocare carenze e rialzi incontrollati dei prezzi dei carburanti. Ora le cautele sembrano venute meno: «Non ci troviamo più in una situazione di scarsità d’offerta sul mercato globale», ha spiegato alla Reuters Geoffrey Pyatt, un alto funzionario del Dipartimento di Stato, ricordando la crescente produzione di greggio in Guyana, Brasile, Canada e «forse» Medio Oriente, oltre che negli Usa.

Fonte: Il Sole 24 Ore