
Pioppi, accordo imprese-Regioni per lo sviluppo della filiera
Il primo accordo (siglato a Venezia nel 2014) aveva finalmente arginato la progressiva decrescita di pioppicoltura nel nostro Paese, che aveva visto il volume di ettari destinati a questa coltura ridursi da 175mila negli anni 70 a 37mila del 2010. Tornata allora a crescere, oggi la filiera italiana del pioppo può auspicare in un raddoppio dei volumi, grazie a un secondo accordo siglato ieri a Milano tra cinque Regioni e le associazioni industriali interessate, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dall’estero di questa materia prima (attualmente l’Italia impronta circa 1,2 milioni di mc, principalmente da Francia e Ungheria) e valorizzare la filiera nazionale, che non solo rappresenta un’eccellenza, ma che inoltre ha un importante ruolo nella fornitura di materia prima per le industrie del legno, della carta e del mobile.
Gli obiettivi dell’intesa
La «Nuova intesa per lo sviluppo della filiera del pioppo» è stata siglata ieri a Palazzo Lombardia tra gli assessori di cinque regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia), le organizzazioni professionali agricole (Coldiretti, Cia e Confagricoltura) e i principali stakeholders ed enti ricerca impegnati nello sviluppo della filiera, come l’Associazione Pioppicoltori Italiani, FederlegnoArredo, Crea, Pefc Italia, Fsc Italia e il Cluster Italia Foresta Legno.
«Questa filiera è fondamentale per molte industrie del nostro Paese, ma oggi non produciamo abbastanza legno di pioppo per alimentare vere eccellenze nazionali come il settore del mobile, costringendo il nostro Paese a ricorrere all’importazione – ha detto l’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi -. Con questo accordo vogliamo invertire la rotta e ridare centralità a una coltura che può garantire futuro, lavoro ed è presidio di sostenibilità ambientale e sicurezza idrogeologica».
L’auspicio delle imprese è inoltre che questo rilancio della pioppicoltura «possa essere integrata con un riconoscimento di crediti di anidride carbonica alla filiera – osserva Paolo Fantoni, presidente di Assopannelli di FederlegnoArredo -. Il pioppo infatti è in grado di stoccare CO2 e ha dunque un importante valore ambientale, che deve essere riconosciuto».
I numeri della pioppicoltura
Secondo i dati forniti dal centro studi di FederlegnoArredo, la pioppicoltura, pur occupando solo l’1% della superficie forestale italiana, fornisce il 45% del legname di origine interna lavorato nel Paese e circa il 33% del legname utilizzato dal settore legno-arredo. Il fabbisogno nazionale è stimato in 2,2 milioni di metri cubi l’anno, mentre la produzione interna non supera il milione di metri cubi, costringendo l’Italia a essere il secondo importatore mondiale di pioppo dopo la Cina.
Fonte: Il Sole 24 Ore