Pirelli, dissenso tra Sinochem e Camfin anche nei patti
Le visioni divergenti tra Camfin e i cinesi di Mpi Italy sul tema della cessazione del controllo del gruppo Sinochem su Pirelli si riflettono anche nei patti parasociali tra le parti.
In una nota, Pirelli informa infatti di aver ricevuto da Camfin un aggiornamento dell’estratto degli accordi in cui «si dà atto dell’assenza, ad avviso di Camfin, di un soggetto in grado di esercitare il controllo su Pirelli anche ai sensi dell’articolo 93 del TUF». L’aggiornamento avviene anche tenuto conto dell’assemblea degli azionisti di Pirelli del 12 giugno 2025 che ha approvato il bilancio 2024 con il voto favorevole di circa il 57,07% del capitale rappresentato in assemblea e con il voto contrario del 42,90%, corrispondente alla quota del 37% del capitale complessivo Pirelli detenuta da parte di Mpi Italy, dimostratasi quindi insufficiente per avere il controllo dell’assemblea. Il nuovo estratto, precisa la nota, «include la diversa valutazione delle parti» sul tema del controllo, la cui cessazione ai sensi del principio contabile Ifrs 10 era già stata deliberata a maggioranza, con l’opposizione appunto di Mpi Italy, da parte del Cda della stessa Pirelli in occasione dell’approvazione del bilancio 2024 contenente l’informativa su tale tema.
Sembrano dunque restare ancora distanti le posizioni di Camfin-Pirelli e Sinochem sul tema controllo e più in generale sul riassetto “obbligato” su cui si sta discutendo tra i soci chiave della Bicocca per non registrare ricadute significative sul piano di sviluppo di Pirelli sul mercato americano dopo l’introduzione delle normative sui veicoli connessi che limitano l’ingresso ai soggetti con legami con la Cina. L’obiettivo è quello di trovare un accordo che porti al ridimensionamento del peso del socio cinese dal 37% almeno intorno al 25%. Una soluzione su cui finora Sinochem si è opposta, optando per la presentazione di una proposta autonoma direttamente al Governo senza una condivisione con la stessa Pirelli.
Lo stallo e più in generale la difficoltà delle parti a trovare un punto di accordo mette a rischio la crescita di Pirelli in un Paese come l’America che oggi rappresenta il 20% dei ricavi del gruppo e il 40% a livello globale del segmento High Value su cui l’azienda è focalizzata. A essere colpito, in particolare, è il Pirelli Cyber Tyre, titolare di un sistema che, grazie ad algoritmi e software proprietari, riceve informazioni dai sensori installati dai pneumatici per trasmettere in tempo reale alla centralina di controllo della vettura, con benefici in termini di sicurezza e prestazioni. La conferma di un blocco alla tecnologia di punta di Pirelli, è giunta dallo stesso Bureau of Industry and Security, del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, che in parere informale inviato alla società l’ha messa in guardia dal possibile rischio, in assenza di un ridimensionamento della presenza dello stato cinese nel suo azionariato.
Fonte: Il Sole 24 Ore