Pirelli, il mercato scommette sulle tecnologie Cyber Tyre

Pirelli, il mercato scommette sulle tecnologie Cyber Tyre

Per Intermonte, per esempio, la partita sulla partecipazione del socio cinese Sinochem restando aperta «continua a pesare sul titolo, con lo sconto verso i peers che si è allargato al 20% su Ev/Ebit2025». Tuttavia, gli analisti ritengono che «si arriverà ad un esito positivo» e Pirelli sarà in grado di gestire la sua attività CyberTyre negli Stati Uniti dal 2027. Una tecnologia, quella del Cyber Tyre, che proprio ieri ha ricevuto un riconoscimento importante dal mercato americano ed è stata premitata agli AutoTech Breakthrough Awards 2025, in quanto definita una tecnologia decisiva per lo sviluppo della mobilità intelligente e connessa del futuro. Il premio riconosce dunque l’innovatività del sistema in quanto è il primo al mondo in grado di raccogliere dati direttamente dagli pneumatici e di elaborarli per ottimizzare l’elettronica di controllo delle vetture. Tale riconoscimento, tuttavia, deve fare i conti con le possibili restrizioni alla vendita negli Usa di veicoli contenenti gli pneumatici intelligenti di Pirelli a causa di preoccupazioni legate all’influenza di Sinochem, azionista al 37% davanti a Camfin. E qui entrano in gioco gli equilibri interni all’azionariato del gruppo della Bicocca che, di recente, hanno registrato significativi sviluppi.

Lo stallo tra i soci

A inizio settembre, il governo italiano ha fatto sapere di aver archiviato l’indagine sull’ipotesi di violazione del Golden Power in Pirelli, ma ha anche precisato che le discussioni per sciogliere il nodo governance proseguono. «Il Governo sta tenendo un costante e costruttivo dialogo con la società e gli azionisti finalizzato ad adeguarne, in tempi congrui, gli strumenti alle nuove esigenze normative dei suoi mercati di riferimento e assicurare la sua piena competitività in tutte le realtà nelle quali opera», ha fatto sapere Palazzo Chigi. E secondo recenti rumors, Sinochem sarebbe aperto a offerte per la sua partecipazione. Il nodo, dunque, a questo punto, sembra concentrarsi sul prezzo di uscita. Chiaramente ci sono più opzioni sul tavolo e un potenziale accordo potrebbe abbracciare diverse soluzioni. Tra queste la cessione parziale del pacchetto del 37% a investitori istituzionali o altri attori interessati, quanto basta per scendere sotto la partecipazione del 25% e dunque posizionare Sinochem dietro una Camfin proiettata al 29,9%. Un nuovo equilibrio che dovrebbe evidentemente essere accompagnato anche da una contestuale revisione della governance.

L’alternativa, evidentemente, potrebbe passare dalla cessione totale delle azioni nelle mani del socio cinese. Tanto più che oramai da almeno un anno i rapporti tra i due azionisti sono divenuti sempre più complessi e la contrapposizione tra il fronte italiano e quello cinese si è tradotto in un bilancio 2024 e in una trimestrale bocciati dai rappresentanti dell’azionista cinese.

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Fonte: Il Sole 24 Ore