Pisa, al congresso cittadino primi schiaffi tra schleiniani e riformisti. Ceccanti ricorre: voto non valido

Pisa, al congresso cittadino primi schiaffi tra schleiniani e riformisti. Ceccanti ricorre: voto non valido

Contrordine compagni, non si vota più. Anzi sì, si vota. Mentre a livello nazionale la segretaria del Pd Elly Schlein studia la possibile resa dei conti con la minoranza riformista sul piede di guerra dopo il fallimento del referendum contro il renziano Jobs Act in due step (assemblea nazionale a luglio per ribadire la linea e congresso anticipato a inizio 2026 per blindarsi oltre le elezioni politiche del 2027), un primo assaggio di ciò che potrebbe avvenire nei circoli dem ce lo dà Pisa. Dove il congresso del primo circolo per eleggere dopo oltre due anni di vacatio il segretario cittadino rischia di finire a carte bollate in tribunale. Una carica delicata, quella del segretario cittadino, in vista delle candidature per le elezioni del 2027 che potrebbero riportare a “casa” Pisa dopo 10 anni di guida centrodestra con il sindaco uscente e non più ricandidabile Michele Conti, della Lega.

Il congresso pisano della discordia: i due elenchi e un testimone d’eccezione, Stefano Ceccanti

Il fattaccio avviene il giorno 10 giugno al congresso del circolo di S. Marco-Giusto per il rinnovo del livello comunale. E se voleva essere un colpo di mano senza troppa pubblicità da parte di alcuni, il caso ha voluto che ci fosse un iscritto d’eccezione: il costituzionalista Stefano Ceccanti, parlamentare del Pd per due legislature nonché uno degli estensori dello statuto del partito ai tempi della fondazione nel 2007. Ascoltiamolo, dalla lettera pubblicata sul quotidiano Il Tirreno e sui suo blog: «Prima per whatsapp e poi all’inizio dei lavori in persona la segretaria del circolo, l’unica legittimata a convocare, segnala che non esistono le condizioni giuridiche per procedere al voto, non essendoci un elenco condiviso degli aventi diritto al voto», scrive Ceccanti. Gli elenchi insomma sono due, uno certificato dalla commissione provinciale di garanzia e un altro vidimato successivamente dalla commissione per il congresso con in più 60 tessere (pare riconducibili a sostenitori di Biondi, molti dei quali di nazionalità albanese) che sono contestate dagli avversari in quanto non pagate o comunque pagate in ritardo: da qui la sospensione decisa dalla segretaria del circolo dopo una circolare in tal senso a tutti i circoli del segretario provinciale Oreste Sabatino. «Mi attengo dunque a tale comunicazione – continua Ceccanti – e abbandono la riunione per ripartire verso Roma. Giunto in stazione, sulla chat del circolo alcuni autoconvocati, nel dissenso della segretaria, annunciano di aver proceduto comunque al voto. Replico pertanto su whatsapp che se si intende fare con ciò una qualche forma di originale manifestazione politica lo si può certo fare, purché non si pretenda di dare valore giuridico ad un voto senza un elenco condiviso e non convocato dalla segretaria».

Prima la sospensione, poi gli “autoconvocati” votano lo stesso: vince Biondi con 42 voti

Alla fine nel circolo S. Marco-Giusto vince il candidato schleiniano Marco Biondi contro il candidato riformista Mario Iannella con 42 voti su 100 iscritti (5 i voti per Iannella e un astenuto). E Ceccanti ricorre, come la segretaria del circolo, ai garanti provinciali. Evidente che i sostenitori di Biondi, candidatura frutto dell’accordo degli schleiniani con i riformisti grazie alla mediazione dell’europarlamentare Dario Nardella, si sono fatti prendere la mano finendo per risultare più realisti del re. Si racconta di urla e addirittura spintoni. I riformisti, va da sé, prendono la palla al balzo e denunciano un tentativo di “pulizia etnica”. «Spero che non sia il prodromo di quanto potrà accadere a livello nazionale nel Pd – è la polemica chiosa dello stesso Ceccanti -. La democrazia interna è merce rara di questi tempi e il Pd, pur con tutti i suoi difetti, è quello che in Italia la garantisce di più fin dalla nascita… Voglio sperare che una tale deriva sia arginata il prima possibile, comunque prima di ritrovarci tutti quanti sotto le macerie di un partito e della democrazia».

Il sospetto dei riformisti: arginare la loro area in vista delle regionali d’autunno

Il sospetto dei riformisti è che si voglia arginare il più possibile la loro area anche in vista delle prossime regionali d’autunno: nel mirino ci sarebbe la ricandidatura dell’influente presidente del consiglio regionale Antonio Mazzei, che in quanto al secondo mandato avrebbe bisogno di una deroga. Non è un mistero che la segretaria Elly Schlein vorrebbe candidare un uomo (o una donna) a lei più vicino al posto del governatore Eugenio Giani, al suo primo mandato, ma è anche vero che la sostituzione è politicamente complicata visto che Giani non ha intenzione di farsi indietro: se non è possibile sostituirlo è però possibile sostituire il “cerchio” attorno a lui. Si vedrà. Intanto, con una lettera spedita dal segretario Sabatino a Schlein e al responsabile organizzazione Igor Taruffi, il caso Pisa è finito dritto sul tavolo del Nazareno.

Fonte: Il Sole 24 Ore