Pogacar subito all’attacco, ma sprint e maglia

Se avevamo dei dubbi, ora non li abbiamo più. Il Marziano è proprio un Marziano. Sceso da un’altra galassia ciclistica per lasciarci a bocca aperta. Che poi qui a Torino, primo traguardo di questo 107esimo Giro d’Italia, abbia vinto l’ecuadoriano Jhonatan Narvaez, battendo in volata il tedesco Schachmann e lo stesso Marziano, non ha molta importanza.

Quello che conta, per chi vuole capire come andrà a finire la nuova avventura rosa, è che Tadej Pogacar, lo sloveno pigliatutto, ha già messo in chiaro che sarà lui il padrone della corsa. E che non farà nessuna pretattica, nessuna melina per camuffare le sue intenzioni. Nessuna pietà, insomma.

Altri leader di solito, almeno nei primi giorni di corsa, stanno nascosti per prendere le misure e non sprecare troppe energie. Soprattuto se poi devono, come lo sloveno, andare pure a conquistare il Tour de France. Non Pogacar, però, che, sapendo di correre contro tutti, evita i preliminari andando subito al sodo. Prima mettendo alla frusta il gruppo sulla salita del Colle della Maddalena. E poi, dopo questa prima sgommata, lo sloveno mette il carico da undici sullo strappo di San Vito, una rampa che scollina a tre chilometri dal traguardo.

Su questa salita, con punte di pendenza del 16%, Tadej scatta tre volte lasciando tutti senza fiato. Quasi tutti. L’unico a tenergli la ruota (“stargli dietro è stato terribile…”) è Narvaez seguito poco più avanti anche da Schachmann. Lo sprint finale, nell’arrivo di Corso Moncalieri, lo lancia Pogacar con la sua solita spericolata faccia tosta. Questa volta però, forse anche per non strafare, viene superato negli ultimi trenta metri dall’ecuadoriano (che così conquista anche la prima maglia rosa) e dal tedesco che strappa comunque un onorevole secondo posto.

Il Marziano è terzo ma è contento lo stesso perchè il suo scopo l’ha ampiamente raggiunto. Per prima cosa ha ribadito che lui è il capoclasse. E poi, giusto per dare un ulteriore senso alla giornata, ha staccato di quasi un minuto il suo rivale più accreditato, il francese Romain Bardet, in affanno appena il gioco si è fatto duro.

Fonte: Il Sole 24 Ore