Poker della Norvegia a San Siro: l’Italia va ai playoff nel modo peggiore
Che tristezza! Che desolazione vedere San Siro, ormai deserto, con i tifosi norvegesi che festeggiano questo 4-1 all’Italia come se banchettassero a casa loro. Un’altra batosta, un’altra spazzolata che ci fa ancora più male perché dopo un bel primo tempo, terminato in vantaggio grazie a una rete di Pio Esposito, l’Italia nella ripresa naufraga come una barchetta nella tempesta.
Non è un umiliazione totale come lo scorso giugno a Oslo, però questo poker fa male perchè ben fotografa l’impietoso divario che c’è tra la nostra Nazionale e quella Norvegese che, dopo 27 anni, tornerà a giocarsi un Mondiale.
Noi invece, come sapevamo da tempo, saremo costretti a marzo ai playoff, con il rischio, se andassero male, di essere esclusi per la terza volta consecutiva da una competizione che, nella nostra storia, abbiamo vinto quattro volte.
Nel primo tempo ci eravamo illusi: tutto aveva funzionato alla perfezione. Intensità, gioco, passaggi filtranti. Con quasi tutti i titolari in campo, con Retegui ed Esposito in prima linea, e Frattesi mezz’ala destra, i norvegesi per 45 minuti hanno subìto la nostra pressione con Donnarumma praticamente disoccupato.
Sotto una pioggia inclemente, dopo il vantaggio gli azzurri hanno continuato ad attaccare ma senza trovare il raddoppio. E qui, in questa incapacità di chiudere la sfida, si è intravista la prima crepa dei ragazzi di Gattuso. La crepa si è purtroppo allargata nella ripresa quando i norvegesi hanno cambiato faccia minacciando subito la nostra porta. Un netto cambio di scena: come se l’Italia, impaurita dalla reazione degli ospiti, avesse esaurito la pozione magica. A nulla servono i cambi di Gattuso: il pareggio lo firma Nusa lasciato indisturbato al tiro. Poi si scatena Halaand, fino a quel momento annullato da Mancini. Il centravanti del City nel giro di pochi minuti realizza una doppietta che è una sentenza. E’ come se fossimo spariti: una fragilità mentale, prima ancora che fisica o tecnica, davvero inquietante che rimette in discussione i relativi progressi di questi ultimi mesi.
Fonte: Il Sole 24 Ore