Politica, istituzioni e aziende per una sociatà più inclusiva

Politica, istituzioni e aziende per una sociatà più inclusiva

La diversità non esiste più. Sembrano dire questo le decisioni prese dalla nuova amministrazione Trump, che attraverso una serie di ordini esecutivi e comunicazioni mirate ad enti, istituzioni, università e aziende sta cancellando pezzo per pezzo una cultura dell’inclusione che vedeva negli Stati Uniti un punto di riferimento. La cancellazione inizia dal linguaggio: tra i primi atti del governo, infatti, è stato imposto un divieto all’uso di termini come “diversity”, “inclusione”, “identità di genere” ed “equità” nei documenti ufficiali federali, un atto non solo simbolico ma anche concreto, che mira eliminare alla base il tema. E da un ordine esecutivo è stato chiarito che nel Paese si riconoscono soltanto due generi: maschile e femminile. Chiudendo la porta a qualunque tipo di riconoscimento della comunità Lgbtq+. E dal linguaggio si è passati alla narrazione, con la messa al bando di libri che raccontano esperienze di transizione; all’iconografia, con la cancellazione di 26.000 immagini da parte del ministero della Difesa (con l’eliminazione anche della storica fotografia dell’aereo che sganciò la bomba atomica sul Giappone, Enola Gay); alla ricerca, con il divieto di fare riferimento agli studi gender e i tagli dei fondi soprattutto in ambito sanitario; ai servizi, con il taglio di sussidi a supporto di giovani e famiglie. Un pezzo alla volta si sta smontando un percorso durato decenni e nonostante un americano su dieci si dichiari parte della comunità Lgbtq+, secondo un’analisi di Gallup.

Da questa parte dell’Oceano l’Europa si muove con alcune differenze fondamentali. I Paesi più virtuosi continuano nel percorso verso una società più inclusiva, mentre in altri i venti che spirano dagli States stanno ispirando posizioni più rigide. L’Italia si colloca, secondo i dati Ilga, nella parte medio bassa della classifica. Nel nostro Paese dal 2016 sono riconosciute le unioni civili, ma non il matrimonio egualitario. Sul fronte delle famiglie arcobaleno, poi, il diritto vivo e le sentenze della Corte costituzionale stanno disegnando un quadro normativo che il legislatore ancora non ha strutturato (si veda articolo in pagina, ndr). La carenza maggiore, che sta alla base di una società civile, è quella di una legge che riconosca i reati d’odio contro le persone Lgbtq+. Sia il Barometro dell’odio di Amnesty International sia report di VOX, Osservatorio italiano sui diritti, sottolineano come in Italia siano in crescita gli hate speech contro la comunità. Secondo l’ultimo rapporto di Arcigay il 68% delle persone Lgbtq+ ha subito bullismo a scuola, il 53% ha paura di prendersi per mano in pubblico con la persona amata, il 38% ha subito discriminazioni nella vita pubblica e il 51% nasconde il proprio orientamento e la propria identità di genere sul lavoro. Proprio gli ambienti di lavoro, però, stanno diventando un luogo di cambiamento culturale e di inclusione grazie ai programmi messi in atto dalle aziende, che in questo caso riconoscono diritti (come ad esempio congedi parentali) e fanno formazione (attraverso incontri, eventi e iniziative che coinvolgono tutti i livelli aziendali). Così il privato può aprire la strada al pubblico verso una società più inclusiva.

Fonte: Il Sole 24 Ore