
Politiche attive del lavoro inefficaci per uscire da inattività e disoccupazione
La condizione di inattività resta difficile da superare, soprattutto per la popolazione femminile: a distanza di 12 mesi continuano a restare fuori dal mercato del lavoro l’89,6% delle donne e l’85,4% degli uomini, tutte persone che rinunciano a cercare un posto, probabilmente perché scoraggiate. A distanza di un anno, sul totale delle donne inattive il 5,5% è transitato verso la disoccupazione (l’8,4% tra gli uomini) e solo il 4,9% ha trovato un impiego (il 6,2% degli uomini).
La ”trappola” dell’inattività resta assai diffusa
Il dato emerge dal bollettino Cnel sul mercato del lavoro realizzato con Istat che, in un quadro generale di miglioramento dei principali indicatori del mercato del lavoro, si occupa anche delle transizioni, analizzando l’andamento dei flussi tra il primo trimestre del 2024 e del 2025. L’aspetto da non trascurare è che la ”trappola” dell’inattività resta assai diffusa, nonostante alle politiche attive del lavoro il Pnrr abbia destinato complessivamente ben 5,4 miliardi di euro, per il programma Gol (Garanzia dell’occupabilità dei lavoratori) da investire nella formazione e nelle competenze nel quinquennio 2021-2025 per aumentare l’occupabilità delle persone. La sfiducia nella possibilità di trovare un impiego contribuisce a tenere una larga fetta della popolazione fuori dal mercato del lavoro (il tasso di imnattività è al 33,1%), ma per le donne c’è un ulteriore fattore perché spesso devono farsi carico dell’assistenza ai familiari. Il tasso di disoccupazione nel primo trimestre 2025 è sui minimi, al 6,1per cento.
Meno disoccupati perchè escono dal mercato del lavoro
Evidenti criticità emergono anche nella transizione dallo stato di disoccupazione a quello di occupazione, altra platea potenzialmente destinataria delle politiche attive del lavoro: tra il primo trimestre 2024 e 2025 solo il 19,2% degli uomini ha trovato una nuova occupazione, un dato che è quasi 5 punti inferiore rispetto al periodo primo trimestre 2023-2024, inoltre diminuisce la percentuale di quanti restano disoccupati (il 36,3% contro il precedente 42,5%), ma il 44,5% ha abbandonato il mercato del lavoro, migrando nella categoria degli inattivi (dato il peggioramento rispetto al 33,5% dell’anno precedente). In sostanza tra gli uomini si riduce la quota di persone che resta disoccupata, non tanto perché ha trovato un lavoro, ma perché è diventata inattiva, perché sfiduciata.
Anche tra le donne diminuiscono quante passano dalla disoccupazione all’occupazione che sono il 16,1% delle senza lavoro (-4 punti e mezzo rispetto al periodo primo trimestre 2023-2024), anche in questo caso aumenta la transizione verso l’inattività che sale al 55% (era al 46,3% l’anno precedente), e diminuisce anche la percentuale delle donne che permangono nella disoccupazione (il 28,9% delle senza lavoro contro il precedente 32,9%).
Il 96,8% resta occupato dopo un anno
Nel primo trimestre 2025 il tasso di occupazione è salito al 62,7% che per il nostro Paese rappresenta il picco massimo rilevato dall’Istat dal 2004. Passando alla percentuale di lavoratori che rimangono occupati da un anno all’altro, resta alta attestandosi al 96,8% (era il 95,5% l’anno precedente) e al 95,6% per le donne (era il 93,1%). Si è ridotto il tasso di transizione dall’occupazione alla disoccupazione: per gli uomini interessa lo 0,9% degli occupati (era l’1,2%) per le donne l’1% (era l’1,7%). Migliora anche il dato relativo alla transizione dall’occupazione verso l’inattività: il tasso è del 2,3% per gli uomini (era il 3,3%) e del 3,4% per le donne ( 5,2%).
Fonte: Il Sole 24 Ore