Povera Juventus, nuova caduta con la Lazio! Anatomia di una crisi che dura da 5 anni

Povera Juventus, nuova caduta con la Lazio! Anatomia di una crisi che dura da 5 anni

Il problema è l’identità della società. Una società con un grande passato ma dall’avvenire nebuloso. E’ da cinque anni, dopo il divorzio con Sarri che pure aveva vinto l’ultimo scudetto, che non si vede un percorso coerente. Da Pirlo ad Allegri, da Thiago Motta a Tudor, la società va a zig zag tra rivoluzione e restaurazione, tra nuovo che avanza ed usato sicuro che poi non è mai sicuro come tante scelte di mercato rivelatesi non convincenti. Ora la Juve è settima con Atalanta e Udinese. Il campionato è ovviamente ancora lungo, senza gerarchie già definite, nulla è veramente perduto. Però qualche decisione, in un senso o nell’altro dovrà essere presa. Ride invece Sarri, proprio il tecnico dell’ultimo scudetto bianconero, che vince con pieno merito prendendo tre punti pesanti che portano la Lazio a una lunghezza dalla Juve. Mal comune, poco gaudio

Napoli e Roma in vetta alla classifica

Sassuolo-Roma 0-1. Basta un destro (già è una sorpresa) di Paulo Dybala e la Roma si riprende la vetta in compagnia del Napoli. Chi l’avrebbe detto dopo le sconfitte con l’Inter e il Viktoria in Europa? Eppure, grazie anche a un Sassuolo poco reattivo, la Roma di Gasperini torna alla vittoria risalendo nell’attico del campionato. Oltre a Dybala, tornato a segnare su azione (“mai avuto dubbi”commenta Gasperini) la buona novella giallorossa viene dall’utilizzo di Cristante come trequartista. Una posizione che che il capitano non ricopriva dai tempi dell’Atalanta dove, proprio con Gasperini, realizzò 12 reti. Non una prova eccezionale, quella della Roma, ma comunque un bel passo avanti. Dopo il gol dell’argentino, una squadra più strutturata sarebbe riuscita chiudere il match, ma non riuscendoci ha dovuto patire il ritorno degli emiliani, peraltro sempre molto confusi e poco incisivi. Si finisce con Muric, il portiere del Sassuolo, che nega a tempo quasi scaduto il 2-0 a Pellegrini. Ma forse sarebbe stato troppo.

Napoli-Inter 3-1. E’ la perfetta fotografia di questo strano campionato dove non si capisce chi comanda o chi comanderà. A partire dal Napoli, ora di nuovo incensato come super star, ma presentato, prima della sfida con l’Inter, come un malato in terapia intensiva per la fresca batosta subita in Olanda nella Champions.

E l’Inter? Arrivata al Maradona con una scia di sette vittorie consecutive e finita allegramente allo spiedo?

Insomma, tutto il contrario delle previsioni. Conte che doveva rotolare negli inferi ora è primo, Chivu che invece doveva prendere il volo, ora è di nuovo sulla graticola. Al di là del discutibile rigore assegnato al Napoli (con tutto il ridicolo contorno finito con l’arbitro Mariani sospeso qualche settimana), L’inter ha gettato al vento la partita nel primo tempo (sbagliando troppi gol) e ha concluso il suo harakiri nella ripresa quando, dopo il vantaggio del Napoli, si è sbilanciata in avanti finendo tagliata a fettine. Stupendi i gol di Mctominay e Anguissa ma i difensori dell’Inter dove erano? Cosa facevano? Prendevano il caffè come i guardiani del Louvre? Un pensierino, su come hanno perso la testa, Chivu dovrebbe farlo, soprattutto ora che la situazione si complica con l’infortunio di Mkhitaryan (un mese di stop). Inutile che poi Marotta se la prenda per il rigore. Questo famosi “rigorini” sono la norma, non più l’eccezione. Con il Var che complica al posto di semplificare. Rigori ridicoli che certamente finiscono per condizionare una partita, ma questo è il calcio che passa il convento. Poi si capisce perchè i difensori non marcano più. Perché qualsiasi tocco, anche il più innocente, viene fischiato. Quanto al Napoli (privo di 5 big) va detto che con un bel colpo di coda è tornato in vetta, però resta una squadra con molte zone d’ombra, a partire dal fatto che il meglio di sé l’ha dato dopo l’uscita di De Bruyne. Uno strano paradosso, evidenziato dalla rinascita Mctominay, che la dice lunga sul difficile inserimento del belga. Infine: scena penosa quella tra Conte e Lautaro. Neanche al mercato del pesce. Se questi sono i modelli, non stupiamoci dopo degli ultrà.

Fonte: Il Sole 24 Ore