
Prada Mode, nel club itinerante che racconta la cultura contemporanea
Lungo Al Rutam Street le sagome di barche abbandonate in un deposito si stagliano contro i grattacieli del centro di Abu Dhabi. Passato e presente di un ex popolo di pescatori di perle che dopo aver scoperto il petrolio sotto la sabbia in poco più di 50 anni l’ha ricoperta di alti, innumerevoli e ambiziosi edifici. Il Louvre Abu Dhabi, a poca distanza, porta la firma di Jean Nouvel, per il quale «ogni nuova situazione richiede una nuova architettura».
Le “nuove situazioni” degli Emirati si susseguono con tale velocità da renderne pressoché impossibile l’identificazione. In questo senso è significativa la recente decisione del governo della vicina Dubai di lanciare una nuova Politica Nazionale per la Tutela del Patrimonio Architettonico Moderno, che comprenderà almeno mille edifici. Ma, appunto, le situazioni corrono più veloci delle intenzioni, e il vecchio quartiere di magazzini portuali dove si trovano gli scheletri delle barche è già diventato l’hub culturale MiZa, mentre al termine della strada si ergono almeno sei altri scheletri, destinati questi alla vita come nuove torri residenziali.
Al 20 di Al Rutam Street Prada ha portato l’undicesima edizione del suo Prada Mode, club culturale itinerante dove varie forme d’arte dialogano con il luogo che le ospita, cercando di interpretarne lo spirito e anticiparne le evoluzioni. Fino a oggi (gli ultimi due dei quattro giorni dell’evento sono aperti al pubblico, che può accedervi gratuitamente su prenotazione) negli spazi modellati dall’artista Theaster Gates e con un programma di talk, concerti e laboratori curato da Myrna Ayad che ha coinvolto talenti dell’area, con Prada Mode il marchio si racconta senza traccia di prodotto, confermando la sua strategia di rendere la cultura il suo più importante fattore di crescita sul lungo termine.
Una strategia che funziona e che ha permesso al gruppo di essere fra i pochissimi a crescere (del 18% nei primi nove mesi 2024) anche in un’industria del lusso che arranca. I pop up possono essere anche culturali e proporre idee, meglio se più ambiziose possibile, come la torre che, si dice, fra qualche anno a Dubai potrebbe superare il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo.
Per questo Prada ha coinvolto, per la terza volta dopo Miami e Londra, il multiforme Gates, scultore, performance artist, accademico che da anni collabora con l’azienda in diversi modi, luoghi e occasioni. «Il mio rapporto con Prada è nato dall’amicizia con Miuccia, per me è stata una mentore», racconta Gates, che ad Abu Dhabi ha portato la sua riflessione sulla riscoperta del minimale e dell’analogico in un mondo dove predomina la tecnologia e i suoi rumori di fondo, traducendola in spazi ed esperienze. Un’area circolare e separata dal resto è dedicata all’introspezione e al silenzio. «Gli artisti, come i dentisti e i politici, devono dire e fare di più per creare una società in cui ci sia equità, generosità, gentilezza, e mettere un freno all’avidità che ha devastato la vita di troppe persone», spiega.
Fonte: Il Sole 24 Ore