Premier e leader di partito capilista, l’Italia un caso eccezionale nell’Ue

Forse non è un “unicum” ma sicuramente un caso eccezionale in Europa. L’Italia, schierando il suo capo di governo e quattro leader di partito (inclusa la stessa premier) come capilista alle Europee va in direzione contraria ai Paesi membri dell’Ue. O almeno a quelli più grandi e popolosi. Il trend, nei partiti del Vecchio Continente, è candidare eurodeputati uscenti, new entry o, al limite, membri del governo in carica, come nel caso della Polonia.

Italia

In Italia, con l’annuncio di Giorgia Meloni e quello a seguire di Carlo Calenda, sono quattro i leader di partito alla guida delle liste. La premier ha annunciato che lo farà in tutte le circoscrizioni. Calenda ha replicato che con la sua Azione farà altrettanto, assieme ad Elena Bonetti. Il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, sarà capolista in quattro circoscrizioni, tutte ad eccezione delle Isole. La segretaria del Pd, Elly Schlein, guiderà le liste democratiche al Sud e nelle Isole.

Francia e Germania

Quanto all’ Europa in pochi hanno adottato questa strategia. A cominciare dai Paesi dove le destre – alleati di FdI o della Lega – stando ai sondaggi appaiono più forti. In Francia il partito di Emmanuel Macron, Renaissance, ha come capolista Valerie Hayer, presidente uscente del gruppo Renew all’Eurocamera. Il Rassemblement National di Marine Le Pen sarà invece guidato da Jordan Bardella, che è presidente del partito ma anche capo della delegazione al Pe. La lista di Reconquete! non sarà capitanata dal fondatore Eric Zemmour ma da un nome comunque di spicco, quello di Marion Marechal. In Germania l’Spd ha scelto la continuità, affidando la testa della lista alla vice presidente del Pe uscente, Katarina Barley. Sul fronte opposto gli estremisti di Afd hanno confermato Maximilian Krah come capolista anche dopo lo scoppio del Moscagate, che ha coinvolto lui e portato all’arresto un suo assistente parlamentare. La Cdu, prevedibilmente, ha confermato come ’ariete’ il presidente del Ppe, Manfred Weber. I liberali del falco Christian Lindner si sono invece affidati all’ex sindaco di Dusseldorf, Marie Agnes Strack-Zimmermann.

Spagna, Belgio e Polonia

Il copione cambia di poco in Spagna, dove il Psoe del premier Pedro Sanchez ha scelto la ministra per la Transizione Ecologica Teresa Ribera come capolista. E con un potenziale obiettivo: candidarla come commissario europeo. Il Partitdo Popular di Alberto Nunez Fejioo va verso la conferma della catalana Dolors Monserrat. Vox, stretto alleato di FdI in Europa, ha confermato il capodelegazione uscente, Jorge Buxadé Villalba. In Belgio il presidente dei nazionalisti fiamminghi di Vlaams Belang, Gerolf Annemans, non sarà ’lead candidate’ alle Europee. Passando all’Olanda, Geert Wilders, fresco di vittoria nel suo Paese ma ormai destinato a non essere primo ministro, ha scelto Sebastiaan Stoteler come capolista.

Polonia, Ungheria e Portogallo

In Polonia, il primo ministro Donald Tusk ha optato per mettere tre ministri del suo governo alle prime posizioni della lista della sua Piattaforma Civica. Nella vicina Ungheria Viktor Orban si è guardato bene dal guidare la lista del suo Fidesz alle Europee, affidata ad una fedelissima, l’ex ministra della Giustizia Judit Varga. In Portogallo, infine, il partito socialista uscito sconfitto alle elezioni nazionali dopo l’inchiesta sull’ex premier Antonio Costa, è andato ben oltre, azzerando la (corposa) delegazione di eurodeputati uscenti.

Fonte: Il Sole 24 Ore