Prezzi pazzi del vino: ecco cosa comprare per non dover accendere un mutuo

Prezzi pazzi del vino: ecco cosa comprare per non dover accendere un mutuo

Abbiamo la fortuna di vivere nel Paese con la varietà ampelografica più vasta al mondo: in Italia vale la regola “posto che vai, vigna che trovi”. Il vino, da noi, non è mai stato un prodotto di lusso: bere bene spendendo il giusto è sempre stata la regola del mercato. Negli ultimi anni però qualcosa è cambiato, soprattutto per le denominazioni più “blasonate” come Langhe, Montalcino, Bolgheri, Valpolicella. Qui i prezzi corrono veloci e rischiamo che fra qualche decennio le nuove generazioni debbano accendere un mutuo per permettersi un Barolo, un Brunello o un Amarone, anche nelle versioni base. O che non si filino più il vino, cosa che in parte sta già accadendo. La buona notizia è che non tutto è perduto. Grazie infatti ai progressi agronomici ed enologici degli ultimi trent’anni, le alternative ci sono, eccome! Basta avere la curiosità di guardare oltre i soliti indirizzi verso zone un po’ meno alla moda (ma piene di sorprese).

Se tifate Nebbiolo, sappiate che “oltre le Langhe c’è di più” (parafrasando un tormentone anni ’90). Nell’Alto Piemonte con denominazioni come Lessona, Bramaterra e Boca trovate vini di grande eleganza, così come in Valtellina, con Sassella, Grumello e Inferno. Il tutto a prezzi civili, soprattutto sulle grandi riserve. Muovetevi in fretta però, perché zone come Gattinara stanno già vivendo un riposizionamento importante, complice l’arrivo di big della Langa che hanno fiutato l’affare.

Capitolo Borgogna: i prezzi ormai sfiorano quelli di un attico in Piazza di Spagna. Ma non scoraggiatevi! Per gli Chardonnay puntate su denominazioni come Auxey-Duresses, Saint-Véran, Saint-Aubin o alcune etichette del Mâconnais. Costano la metà rispetto ai vari Montrachet e a volte regalano più soddisfazione. Per i Pinot Noir, invece, l’alternativa alla Côte de Nuits è guardare alla Côte Chalonnaise – con Mercurey e Givry in testa – o persino alla zona dell’Auxerrois de Chablis, dove anche il rosso sta finalmente trovando spazio grazie al clima più caldo.

Il Sangiovese resta il re di Toscana. A Montalcino ormai gioca nella Champions League dei prezzi ma se volete bere bene senza dissanguarvi, ci sono degli ottimi Rosso di Montalcino che meritano maggiore attenzione, e hanno anche un potenziale di invecchiamento di cui nessuno parla. In fondo il Brunello non è una bottiglia per tutti i giorni. Oppure le riserve di Montepulciano, alcune Gran Selezione del Chianti Classico e le chicche di Montecucco: interpretazioni di carattere, profonde e decisamente più abbordabili.

Fonte: Il Sole 24 Ore