
Private capital, come investono e che ritorni hanno gli istituzionali
Gli investimenti degli istituzionali in fondi alternativi sono stimati a 2,9 miliardi di sottoscrizioni per l’anno in corso, con un peso relativo preponderante di private equity, venture capital e private debt. Le previsioni sono state elaborate da Aifi e dallo studio terzi & Partners e presentate ieri in occasione del seminario a porte chiuse “Private capital: le scelte allocative degli investitori istituzionali”. Nel dettaglio le stime indicano che i commitment in fondi di private equity e di venture capital continueranno a crescere rispetto agli anni passati raggiungendo una percentuale sul totale del 40,5% rispetto al 31,5% dell’anno precedente. Una percentuale che comunque resta inferiore al 43,3% previsto per gli investitori internazionali. Il private debt mantiene un peso importante, anche se in calo al 29,7% (-1,3% rispetto al 2024): dato comunque di gran lunga superiore all’impegno degli investitori internazionali in questa industria stimato al 18,8%. In deciso aumento il mercato secondario con un +4,6% rispetto all’anno prima, ma con un peso relativo ancora contenuto (7,7%), mentre le infrastrutture dovrebbero segnare un calo del 12,3% a quota 14,1% e il real estate dovrebbe rimanere stabile attorno all’8%.
I rendimenti degli istituzionali
Il report offre anche uno spaccato sui rendimenti conseguiti per asset class dagli investitori istituzionale, che evidenzia come i più elevati si sono registrati nel private equity, private debt e secondario. Se si prende la prima delle tre industrie emerge che la maggior parte degli investitori istituzionali (39%) dichiara rendimenti compresi tra il 6% e il 12%, mentre il 28% superiori al 12%. Molto più esigue le percentuali di quanti hanno registrato rendimenti fra lo zero e il 6% (8%) o negativi (3%). La somma delle percentuali non raggiunge il 100% perché non tutti gli istituzionali che hanno partecipato alla survey hanno reso noto questo dato.
La distribuzione per rendimenti per gli investimenti in private debt segue un’evoluzione opposta: pur con una percentuale molto alta (49%) che si colloca su un investimento fra il 6 e il 12%, l’industria conta solo il 3% degli investitori istituzionali che hanno avuto rendimenti oltre il 12% mentre il 19% ha registrato performance tra lo zero e il 6%.
Dai fondi dedicati al mercato secondario le risposte sono state scarse e hanno evidenziato per il 17% rendimenti superiori al 12% e per il 3% fra il 6-12%.
I rendimenti dei fondi chiusi
Se si guarda al quadro generale dei rendimenti ottenuti dai fondi chiusi i dati sono quelli elaborati dall’Aifi, che nel corso del 2025 ha sviluppato una nuova piattaforma proprietaria dedicata all’analisi delle performance del mercato italiano private equity e del venture capital. I risultati rappresentano la media ponderata dei rendimenti della totalità degli investimenti realizzati (disinvestiti o ancora in portafoglio) dagli operatori e non la media dei rendimenti dei singoli operatori. In termini generali, quindi, si considera il mercato italiano come un unico fondo di private equity, il cui rendimento complessivo è calcolato sul totale dei flussi in entrata e in uscita, considerati su base mensile, derivanti dall’insieme delle operazioni monitorate, spiegano da Aifi.
Fonte: Il Sole 24 Ore