
Private equity, ripartono gli investimenti e le exit a livello globale nel 2025
L’industria del private equity dà segni di ripresa. Il terzo trimestre è stato il migliore del 2025 in termini di attività di investimenti sia per valore aggregato, che a livello globale risulta ai massimi dal 2021, sia per numero di operazioni, ai livelli più alti dal 2022. Se l’andamento viene proiettato sull’intero anno, le previsioni indicano che quello in corso potrebbe essere il secondo miglior anno di sempre, dietro solo al 2021, secondo l’ultimo report pubblicato da PitchBook.
«Le incertezze economiche che hanno caratterizzato il secondo trimestre sembrano ormai superate, grazie a una maggiore chiarezza sullo scenario macroeconomico per la fine del 2025 e per il 2026. I cicli di taglio dei tassi proseguono a livello globale, con gli Stati Uniti ultimi ad aggiungersi. Emergono nuovi venti favorevoli per il mercato, in grado di sostenere una solida attività di dealmaking e di porre le basi per un’attesa ripresa delle operazioni di disinvestimento» si legge a commento dei dati, che evidenziano a livello globale 15.107 operazioni da inizio anno per un controvalore di 1.606,3 miliardi di dollari, che si confrontano con i 19.302 deal del 2024 per un ammontare di 1.754,4 miliardi di dollari.
Le exit
In ripresa anche le operazioni di exit, che per valore totale hanno già superato quello del 2024, grazie soprattutto a cessioni di grande dimensione: l’ammontare è pari a 905,2 miliardi di dollari contro gli 891,2 miliardi del 2024. Risulta comunque in crescita anche il numero di exit su base annua a quota 2.907 contro 3.757 dell’intero anno precedente. «La riduzione dell’incertezza di mercato sta spingendo un numero crescente di sponsor a riportare sul mercato le aziende in portafoglio. Il 2025 si preannuncia quindi come il secondo anno consecutivo di crescita per le exit private equity globali» osservano da PitchBook.
La raccolta
Sul fronte della raccolta, i fondi di private equity continuano ad accusare una flessione e il 2025 si avvia ad essere il secondo anno consecutivo di contrazione: nei primi nove mesi dell’anno sono stati raccolti 309,8 miliardi di dollari, nettamente al di sotto rispetto ai 399 miliardi dello stesso periodo del 2024. Gli asset totali in gestione alla fine dello scorso anno ammontavano a 5.900 miliardi di dollari, di cui 1.600 miliardi in forma di dry powder (capitale disponibile ma non ancora investito) e 4.300 miliardi relativi a investimenti già effettuati.
L’evoluzione dell’industria in Europa
«L’attività di deal di private equity in Europa ha registrato un’accelerazione nel terzo trimestre e ora viaggia su ritmi di crescita annua, grazie all’attenuazione dei timori sui dazi Usa e ai nuovi tagli dei tassi d’interesse che hanno dato nuova linfa agli operatori. Il valore dei deal è aumentato del 25,2% su base trimestrale, mentre il numero di operazioni è cresciuto del 2,5%» commenta Nicolas Moura, senior analyst pe di PitchBook, che aggiunge: «Le exit dell’industria del private equity europea hanno mostrato una forte ripresa nel terzo trimestre, in particolare nel Regno Unito. Si prevede ora una crescita annua a una cifra nel 2025, uno scenario impensabile alla fine del secondo trimestre». Sempre in Europa il valore delle exit è salito dell’80,4% trimestre su trimestre, mentre il numero di exit è aumentato del 22,6%. Nel dettaglio l’attività di Ipo in Europa rimane quasi del tutto assente, con casi emblematici come Klarna, che ha preferito puntare ai mercati Usa. «Questa debolezza strutturale ha spinto gli sponsor verso percorsi alternativi di disinvestimento, in particolare i deal sponsor-to-sponsor e le secondarie guidate dai gestori» osserva l’analista.
Fonte: Il Sole 24 Ore