
Professionisti, l’allarme per le ricadute dei dazi Usa
I liberi professionisti dovranno fare i conti con le conseguenze dei dazi americani. È quanto emerge dallo studio «Le libere professioni alla prova dei dazi» realizzato dall’Osservatorio delle libere professioni in collaborazione con Confprofessioni, Gestione Professionisti e Beprof.
Attraverso un apposito Indice di vulnerabilità dei dazi Usa, lo studio ha misurato l’esposizione indiretta delle libere professioni italiane a un possibileshock commerciale, sulla base della quota di fatturato generata da imprese operanti nei settori più esposti all’export verso gli Stati Uniti.
I valori dell’indice superiori a 100 indicano una vulnerabilità relativa superiore alla media del campione, mentre valori inferiori a 100 segnalano una minore esposizione relativa; le categorie professionali analizzate sono nove.
Le categorie a rischio
Tra le categorie più a rischio ci sono le professioni economico-finanziarie– che comprendono consulenti imprenditoriali, consulenti di marketing e comunicazione, esperti in finanza e assicurazioni, revisori contabili e altre figure come gli agenti di commercio – (indice 201,5); i consulenti del lavoro (197,5), gli ingegneri (193,8) e le professioni tecnico-specialistiche (162,1), figure strettamente collegate alle filiere produttive orientate all’export. I commercialisti si collocano a metà classifica (indice 94,9), anche per via di una forte eterogeneità interna in termini di fatturato e area geografica. Meno vulnerabili, con indici inferiori a 100, risultano avvocati, notai, architetti, geometri, professionisti in ambito culturale, archeologi, medici e odontoiatri.
Sul territorio
A livello territoriale l’area geografica con la maggiore esposizione è il Nord Est (indice 138,4) seguita dal Nord Ovest (114,6); il Centro e il Mezzogiorno presentano livelli più contenuti (58,3 e 73,0). Guardando più nel dettaglio nel Nord Est le professioni più esposte sono le economico-finanziarie (300,3), le professioni tecnico-specialistiche (192,1) e i commercialisti (163,2); nel Nord Ovest le professioni economico-finanziarie (230,3), i consulenti del lavoro (293,7) e gli ingegneri (147,5). In Centro Italia l’indice complessivo è più contenuto ma gli ingegneri (385,1) e le professioni tecnico-specialistiche (114,4) risultano tra i più danneggiati. Anche al Sud, nonostante un indice complessivo di poco superiore a 70 si registrano picchi selettivi di vulnerabilità tra le professioni economico-finanziarie (207,1), i consulenti del lavoro (176,9) e gli avvocati e notai (166,3).
Fonte: Il Sole 24 Ore