Pronto soccorso in affanno sul personale ma è boom di disagio giovanile e codici rosa

Pronto soccorso in affanno sul personale ma è boom di disagio giovanile e codici rosa

La psiche in codice rosso

Il numero delle consulenze psichiatriche richieste nell’attività di Pronto soccorso è in crescita: nel campione esaminato da Simeu si attesta a 40.000 per il 2024, pari a quasi il 2% degli accessi di Pronto soccorso. Proiettando la rilevazione-spot sul dato nazionale si ottiene una necessità di interventi psichiatrici in urgenza pari a circa 350.000 all’anno.
Secondo Fabio De Iaco, Responsabile dell’Accademia dei direttori Simeu, «per quanto riguarda le urgenze psichiatriche il primo dato da sottolineare è che nel 54% delle strutture è presente una guardia attiva specialistica, in grado intervenire tempestivamente, mentre nel 33% è possibile una reperibilità specialistica e nel 13% non è previsto alcun intervento psichiatrico. Il dato ripropone una questione nota ma irrisolta, relativa all’evidente peso crescente del disagio e della patologia psichiatrica che si deve confrontare con un’insufficienza delle risorse specialistiche».

Allarme adolescenti

De Iaco accende i riflettori in particolare sugli adolescenti: «Un tema nel tema e che per noi sta diventando drammatico. Il 61% delle strutture non ha alcuna possibilità di ricovero per un adolescente e questa percentuale dà conto da un lato della scarsità dei posti letto denunciata da anni dai neuropsichiatri dell’infanzia, dall’altro che sempre più di frequente ci troviamo davanti ad atti di autolesionismo tra sostanze, armi da taglio e tranquillanti. Questi ragazzi poi non trovano, una volta dimessi, una risposta sul territorio e l’emergenza cresce. Va detto che il quadro che risulta dai dati è poi decisamente sottostimato rispetto alla realtà: molto spesso per i ragazzi non si richiede la consulenza psichiatrica o si allontanano in altro modo. È un iceberg quello che arriva da noi e del resto come ci dice la letteratura mondiale il Pronto soccorso è la principale porta di accesso al Servizio sanitario nazionale per gli adolescenti».
Il dato generale che emerge dalla survey mostra che mentre il 67% delle strutture che ha partecipato all’indagine ha a disposizione all’interno dell’ospedale un reparto di degenza psichiatrica, la possibilità di ricoverare un paziente di età inferiore ai 18 anni con problemi comportamentali scende al 39%.

I codici rosa

Le pazienti registrate nel 2024 con codice rosa sono poco più di 3000: un dato stabile negli ultimi anni, dal 2022 in poi, e la proiezione sul 2025 conferma la stessa tendenza. Proiettato sul totale nazionale si ottiene un numero di circa 250.000 codici rosa nei Pronto soccorso: «Un indice drammatico», commenta De Iaco. «Il tema non è tanto l’accertamento della lesione quanto la presa in carico sociosanitaria a cui non possiamo fare fronte, tanto più con questi organici – prosegue -: quando nel cuore della notte arriva una signora maltrattata con tre bambini piccoli che non può rientrare a casa, non hai nessuno che ti dia una mano per le prime 24-36 ore. Ci troviamo, nell’urgenza, a dover cercare un posto per offrire un ricovero sicuro a queste persone. Il Pronto soccorso purtroppo non è nelle condizioni di far fronte a queste situazioni, nell’attesa che i servizi sociali si attivino. Non possiamo ospitare una famiglia intera, ma è quello che ci capita di fare soprattutto nel weekend o di notte».

La conferma di questo scenario arriva da Antonella Cocorocchio, Responsabile Area infermieristica Simeu. «Quello della violenza contro le donne è un dato che andrà confermato anche attraverso altre rilevazioni: è però importante – spiega – sottolineare come il Codice Rosa in Pronto Soccorso costituisca un’evenienza per la quale la parte clinica rappresenta solo una parte dell’impegno necessario, spesso neppure prevalente. Le implicazioni di natura assistenziale che i codici rosa impongono, per esempio con la necessità di identificare rifugi per le vittime che devono essere allontanate da contesti pericolosi, frequentemente anche in presenza di bambini, impongono ai Pronto Soccorso compiti per i quali, a fronte della massima disponibilità degli operatori, spesso le risorse programmate sono insufficienti».

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Fonte: Il Sole 24 Ore