Puccini e Caruso, un connubio artistico e di vita bohemien

Puccini e Caruso, un connubio artistico e di vita bohemien

Molto si è mitizzato sul rapporto tra Giacomo Puccini ed Enrico Caruso vuoi per lo stile di vita bohemien condotto da entrambi vuoi per la passione in comune per la Toscana rurale dove fecero scorribande da viveur. L’indubbia somiglianza per le scelte di vita ora si rafforza dalle carte di famiglia in possesso dei discendenti del grande tenore che toglie i dubbi residui sul loro incontro effettivo ed elettivo.

A testimonianza sono i carteggi custoditi nell’archivio di famiglia da cui emerge la conferma dei rapporti tra i due. Neanche estemporanei come riportato da celebri aneddoti ma costanti ed assidui; tutto ebbe inizio su iniziativa della compagna del tenore Ada Giachetti, soprano, che lo introdusse verso la dimora pucciniana di Torre del Lago, nell’estate del 1897. Lei aveva tutti i requisiti per convincerlo, provenendo da un ceto sociale ben più elevato del suo amato e sapendo ben muoversi in quel mondo. I documenti di famiglia oltre a confermare la veridicità della frase stupita “Ma chi ti manda Dio? ” rivolta dal Maestro al tenore attestano anche la frequentazione tra i due. Un’amicizia vivace, caratterizzata dalle peculiarità proprie dei due personaggi entrambi vitali oltre che irascibili: spesso Puccini si recava a Lastra a Signa a trovare Caruso data una certa complicità ed essere “sempre pronti…a non perdere l’occasione”.

La Bohème

Non poteva quindi essere titolo più azzeccato del libro bilingue “Puccini e/ and Caruso” a cura di Laura Valente , l’ideatrice del museo permanente dedicato al tenore inaugurato a Napoli due anni fa per l’anniversario della nascita (1873). Il libro ribadisce ed evidenzia lo stretto legame tra i due sopperendo alla mancanza di un’ampia documentazione diretta sul loro rapporto personale.

Per quanto non vi siano prove concrete di un incontro tra i due durante la prima rappresentazione de La Bohème (1896), come spesso si racconta, è certo che le loro strade si incrociarono poco dopo e a lungo. L’esordio del giovane Caruso alla Scala avvenne nel 1900 proprio nella stessa opera pucciniana, sostituendo un altro tenore all’ultimo momento. Questo evento segnò l’inizio di una collaborazione artistica che sarebbe durata per anni e che avrebbe portato alla nascita di alcune delle più celebri interpretazioni di arie pucciniane poiché la voce di Caruso, potente e versatile, si adattava perfettamente alle parti scritte da Puccini. Oltre alla affinità artistica c’è quella della vita vissuta da Caruso sulle tracce pucciniane della Toscana percorsa in lungo e in largo in automobile dal compositore natio di Lucca.

Un connubio spesso favoleggiato che pian piano dalle carte dei familiari e dagli studi musicologici a cura di Laura Valente sta diventando sempre più reale sottraendo molto alla aneddotica spesso abusata per dare più spessore storico e biografico.

Fonte: Il Sole 24 Ore