
Quale nucleare per il futuro? Il modello dei minireattori modulari
Oggi, infine, perché c’ un tema anche geopolitico e, dopo i recenti fatti seguiti alla guerra tra Russia e Ucraina, non possiamo più permetterci il rischio che un Paese terzo tagli le forniture di gas, da cui produciamo il 50% dell’energia elettrica, mettendo in crisi la nostra economia.
Quale nucleare? I vantaggi dei reattori modulari
Ma quale nucleare, dunque? Ancora Rossi ha spiegato i vantaggi delle tecnologie legate al nuovo nucleare da fissione, rappresentato dagli SMR e, in una seconda fase, nella seconda metà o alla fine della prossima decade, degli AMR (Advanced Modular Reactors). Nuclitalia nasce proprio con l’obiettivo di studiare queste tecnologie, la loro validità e applicabilità, la loro sostenibilità economica. Si tratta di reattori più piccoli, che consentirebbero secondo Rossi di ridurre il rischio di investimento da parte dei privati (oggi riluttanti a intraprendere investimenti elevati e il cui ritorno è incerto e sul lungo periodo) e di avvicinare gli impianti ai centri di consumo, ovvero le città o le fabbriche, riducendo quindi anche i costi di trasmissione e trasporto.
L’obiettivo è realizzare 20-25 reattori entro il 2050. Un’impresa possibile, non un sogno, dice Rossi.
SMR, stato dell’arte e criticità
Su questo punto e sulla effettiva validità degli SMR hanno posto tuttavia alcuni dubbi alcuni esperti intervenuti al panel di Trento. «La pluralità di fonti energetiche è un’idea importante e opportuna e io sono un convinto sostenitore della necessità che l’industria italiana diventi propositiva e attiva sull’energia nucleare. Ma al momento la tecnologia italiana non c’è e non l’avremo domani», ha osservato Luigi Paganetto, docente all’Università di Roma Tor Vergata.
Il punto, secondo Paganetto, è valutare il rapporto tra costi e benefici, ancora incerto, soprattutto perché gli SMR sono al momento «una prospettiva che ancora deve essere definita. Esistono solo a livello prototipale».
Fonte: Il Sole 24 Ore