
Quando il cuore batte per due: la gravidanza svela i rischi nascosti nelle donne
Il cuore di una donna, durante la gravidanza, lavora il doppio. Con l’avvicinarsi del terzo trimestre il volume di sangue può crescere fino al 60% e il cuore accelera il battito per sostenere la vita che si forma. Nella maggior parte dei casi questa straordinaria macchina resiste senza problemi, ma non sempre. È proprio in gravidanza che si svela la fragilità nascosta del cuore femminile, soprattutto se l’età è avanzata o se sono presenti patologie croniche.
Il pericolo cresce con l’età materna
Uno studio condotto dalla NYU School of Medicine, e pubblicato su Mayo Clinic Proceedings, ha analizzato quasi 50 milioni di nascite negli Stati Uniti tra il 2002 e il 2014. I risultati sono netti: le donne tra i 35 e i 39 anni hanno un rischio fino a cinque volte più alto di infarto durante o dopo la gravidanza rispetto alle ventenni, e il pericolo sale ulteriormente dopo i 40. «La gravidanza è un banco di prova che può svelare patologie latenti o peggiorare quelle già presenti», spiegano gli autori. Non si tratta di allarmismo, ma di consapevolezza: la tendenza a posticipare la maternità ha reso questi dati sempre più rilevanti.
In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte per le donne, con circa 124mila casi all’anno. La malattia coronarica colpisce una donna su nove tra i 45 e i 64 anni e addirittura una su tre dopo i 65. La mortalità è alta, persino superiore a quella del tumore al seno. Numeri che si riflettono in gran parte del mondo occidentale, a conferma di un problema globale che non risparmia nessuno.
Ma la fragilità del cuore femminile non si limita alla gravidanza. Ci sono forme di sofferenza invisibili, difficili da diagnosticare con i test tradizionali: ischemia senza coronaropatia ostruttiva, infarto senza lesioni evidenti, dissezioni spontanee delle arterie coronarie. Molte donne presentano dolore toracico o affaticamento, ma l’angiografia non rivela ostruzioni significative. In realtà si tratta di disfunzioni dei piccoli vasi, spasmi coronarici, anomalie sottili che spesso non vengono riconosciute in tempo. «Il 50-70% delle pazienti con sintomi aspecifici e malattia coronarica non significativa all’angiografia è donna», spiega Simona Pierini della Società italiana di cardiologia interventistica (Gise). Eppure, la consapevolezza resta scarsa.
Gravidanza e rischio a lungo termine
Anche la storia riproduttiva, al di là del parto in sé, è un campanello d’allarme per il futuro. Uno studio norvegese pubblicato lo scorso anno ha mostrato che complicanze come preeclampsia, parti prematuri o neonati di basso peso predicono un rischio cardiovascolare più alto anche decenni dopo. In altre parole, ciò che accade in gravidanza lascia tracce durature sul cuore e sui vasi sanguigni della madre.
Fonte: Il Sole 24 Ore