Quando la «malattia del bacio» anticipa la sclerosi multipla
Il legame con la ricerca internazionale
Lo studio del Bambino Gesù si inserisce in un quadro di evidenze sempre più ampio. Nel 2022 una ricerca pubblicata su Science e condotta su oltre dieci milioni di militari statunitensi aveva dimostrato che l’infezione da Ebv precede quasi sempre la diagnosi di sclerosi multipla: i soggetti che avevano contratto il virus mostravano un rischio di sviluppare la malattia fino a 32 volte superiore rispetto a chi non era mai stato infettato. I ricercatori avevano definito l’Ebv «una causa necessaria» della Sm, pur non essendo sufficiente da solo a scatenarla.
Anche uno studio di coorte pubblicato nel 2024 ha confermato che chi ha avuto una mononucleosi clinicamente manifesta presenta un rischio significativamente più alto di ricevere, negli anni successivi, una diagnosi di sclerosi multipla. E una revisione pubblicata su Nature Reviews Neurology nel 2023 ha evidenziato che l’infezione da Ebv aumenta il rischio di Sm di oltre trenta volte, descrivendo i meccanismi biologici con cui il virus può alterare la risposta immunitaria: dalla cosiddetta “mimica molecolare” alla persistenza del virus nelle cellule B, fino all’attivazione di geni legati alla suscettibilità genetica.
Tutti questi risultati convergono nell’identificare l’Ebv come un elemento chiave – seppur non unico – nel mosaico di cause della sclerosi multipla. La quasi totalità della popolazione mondiale entra in contatto con il virus nel corso della vita, ma solo una piccola percentuale di persone sviluppa la malattia: ciò suggerisce che siano necessari altri fattori, genetici e ambientali, per innescare il processo autoimmunitario.
La frontiera dei vaccini anti-Ebv
Mentre cresce la mole di prove scientifiche sul ruolo dell’Ebv nella Sm, la ricerca biomedica guarda avanti alla prevenzione. Alcune aziende stanno sperimentando vaccini a mRna contro il virus di Epstein-Barr. Il candidato più avanzato, denominato mRna-1189, ha completato gli studi di fase 1, che hanno confermato sicurezza e capacità di indurre una risposta immunitaria. Una seconda formulazione, mRna-1195, è in fase di sviluppo per valutare se la vaccinazione possa anche ridurre complicanze post-infettive e malattie autoimmuni correlate. La transizione alla fase 2 è in corso, ma serviranno ancora anni di sperimentazione prima di poter verificare l’efficacia clinica e ottenere un vaccino disponibile.
Altri tipi di vaccini contro l’Ebv in fase di studio includono vaccini a subunità, a vettore virale, a particelle simili a virus (Vlp), a Dna, a nanoparticelle e a cellule dendritiche. Questi vaccini utilizzano piattaforme diverse e prendono di mira varie proteine dell’Ebv, tra cui le glicoproteine dell’involucro (come Gp350 e le proteine di latenza), per prevenire l’infezione iniziale (profilattico) o per potenziare la risposta immunitaria negli individui già infetti (terapeutico). Gli esperti stimano che, nel migliore dei casi, un prodotto autorizzato potrebbe arrivare non prima della fine del decennio.
Fonte: Il Sole 24 Ore